Troppo pochi due euro per le primarie PDL
I dirigenti del PdL hanno deciso le regole delle primarie.E' previsto il pagamento di soli due euro (caffè e brioches) per partecipare al voto.Troppo pochi.Così si alimentano il voto organizzato e le infiltrazioni ma, soprattutto, si insultano iscritti, militanti e sostenitori, tutti coloro cioè che negli anni hanno impiegato tempo e denaro e messo la propria faccia al servizio del partito.Consentendo il voto a tutti per soli due euro qualunque tizio si sia girato le dita in tutti questi anni, avrà la possibilità di determinare il Leader del Centro Destra con uno sforzo assolutamente minimale.
mercoledì 31 ottobre 2012
martedì 30 ottobre 2012
Grazie ai giudici ed a Casini torna il Porcellum
Ma perché tornare alla legge elettorale proporzionale? Solo per consentire a Casini, Fini, Pisanu, Bonanni di diventare i Ghino di Tacco della prossima legislatura e di una Terza Repubblica in tutto simile alla Prima con il concorso delle Acli, dei ministri tecnici Passera e Riccardi ed, eventualmente, di Montezemolo e della Marcegaglia?Se i magistrati di Milano non avessero dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio la volontà di certa magistratura corporativa o politicizzata di non accontentarsi del passo indietro di Berlusconi ma di perseguirlo “perinde ac cadaver”, il Cavaliere avrebbe applicato la logica della riduzione del danno accettando di favorire la formazione di un nuovo centro attraverso il ritorno al proporzionale. Ovviamente con l’obbiettivo di far rientrare comunque il Pdl nella grande coalizione che dovrebbe avere il compito di portare avanti dopo le elezioni e nei prossimi l’Agenda imposta dall’Europa della Merkel.
Con Monti al Quirinale e con un qualsiasi altro tecnico a Palazzo Chigi.Ma la sentenza di Milano ha fatto capire a Berlusconi non solo che per lui non ci potrà mai essere alcuna tregua giudiziaria ma che, soprattutto, che il danno minore della partecipazione alla futura grande coalizione attraverso la legge proporzionale è un obbiettivo illusorio. Sarebbe stato Credibile se Casini avesse preso atto del suo passo indietro effettuato con la rinuncia alla candidatura a premier ed avesse accolto la proposta di Alfano di fare parte di un rassemblement unico del centro destra. Ma il leader dell’Udc ha respinto sdegnosamente l’ipotesi.Ed ha fatto chiaramente capire che il suo progetto non prevede affatto una grande coalizione con il Pdl ed il Pd ed il Monti bis ma solo lo sfaldamento del Pdl dopo la liquidazione per via giudiziaria del suo fondatore e la formazione di un grande centro, con i pezzi moderati del partito berlusconiano in disfacimento, destinato ad allearsi con il Pd.Per limitare il danno, quindi, non solo a Berlusconi ma all’interno Pdl, comprese le componenti che più hanno creduto alla possibilità di dare vita ad un Ppe italiano, non rimane altro che mandare all’aria definitivamente il ritorno al proporzionale, puntare sul maggioritario del Porcellum magari corretto con le preferenze ed un ritocco al premio di maggioranza e lanciare una campagna elettorale all’insegna del rilancio del bipolarismo e della contrapposizione frontale con la sinistra.È stata una scelta obbligata, quindi, quella di Berlusconi e del Pdl di aprire le ostilità contro il governo Monti all’insegna della protesta contro l’eccesso di pressione fiscale. Porta, probabilmente, alla sconfitta nelle prossime elezioni ed al ritorno all’opposizione. Ma non ha alternative possibili oltre quella della eliminazione del Cavaliere a colpi di nuove condanne giudiziarie e della conseguente scomparsa del Pdl come soggetto politico unitario.Se la prima conseguenza della nuova strategia berlusconiana sarà quella del mancato ritorno al proporzionale e del rilancio del bipolarismo, la prima conseguenza sarà la riduzione dello spazio politico per Casini ed i fautori del nuovo centro. Il leader dell’Udc, appesantito dalla zavorra rappresentata da Fini e Pisanu e penalizzato da un appiattimento passivo sul governo Monti , rischia la sorte dei vasi di coccio tra quelli di ferro. Con l’aggravante che il proliferare di liste civiche non arricchisce come erode il suo bacino elettorale e lo espone addirittura al pericolo di non superare la soglia dello sbarramento elettorale.Il tutto con la massima soddisfazione di Pierluigi Bersani. Che grazie ai giudici fondamentalisti ed ai centristi affetti da furbizia eccessiva può incominciare a prepararsi ad entrare da trionfatore a Palazzo Chigi!
Ma perché tornare alla legge elettorale proporzionale? Solo per consentire a Casini, Fini, Pisanu, Bonanni di diventare i Ghino di Tacco della prossima legislatura e di una Terza Repubblica in tutto simile alla Prima con il concorso delle Acli, dei ministri tecnici Passera e Riccardi ed, eventualmente, di Montezemolo e della Marcegaglia?Se i magistrati di Milano non avessero dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio la volontà di certa magistratura corporativa o politicizzata di non accontentarsi del passo indietro di Berlusconi ma di perseguirlo “perinde ac cadaver”, il Cavaliere avrebbe applicato la logica della riduzione del danno accettando di favorire la formazione di un nuovo centro attraverso il ritorno al proporzionale. Ovviamente con l’obbiettivo di far rientrare comunque il Pdl nella grande coalizione che dovrebbe avere il compito di portare avanti dopo le elezioni e nei prossimi l’Agenda imposta dall’Europa della Merkel.
Con Monti al Quirinale e con un qualsiasi altro tecnico a Palazzo Chigi.Ma la sentenza di Milano ha fatto capire a Berlusconi non solo che per lui non ci potrà mai essere alcuna tregua giudiziaria ma che, soprattutto, che il danno minore della partecipazione alla futura grande coalizione attraverso la legge proporzionale è un obbiettivo illusorio. Sarebbe stato Credibile se Casini avesse preso atto del suo passo indietro effettuato con la rinuncia alla candidatura a premier ed avesse accolto la proposta di Alfano di fare parte di un rassemblement unico del centro destra. Ma il leader dell’Udc ha respinto sdegnosamente l’ipotesi.Ed ha fatto chiaramente capire che il suo progetto non prevede affatto una grande coalizione con il Pdl ed il Pd ed il Monti bis ma solo lo sfaldamento del Pdl dopo la liquidazione per via giudiziaria del suo fondatore e la formazione di un grande centro, con i pezzi moderati del partito berlusconiano in disfacimento, destinato ad allearsi con il Pd.Per limitare il danno, quindi, non solo a Berlusconi ma all’interno Pdl, comprese le componenti che più hanno creduto alla possibilità di dare vita ad un Ppe italiano, non rimane altro che mandare all’aria definitivamente il ritorno al proporzionale, puntare sul maggioritario del Porcellum magari corretto con le preferenze ed un ritocco al premio di maggioranza e lanciare una campagna elettorale all’insegna del rilancio del bipolarismo e della contrapposizione frontale con la sinistra.È stata una scelta obbligata, quindi, quella di Berlusconi e del Pdl di aprire le ostilità contro il governo Monti all’insegna della protesta contro l’eccesso di pressione fiscale. Porta, probabilmente, alla sconfitta nelle prossime elezioni ed al ritorno all’opposizione. Ma non ha alternative possibili oltre quella della eliminazione del Cavaliere a colpi di nuove condanne giudiziarie e della conseguente scomparsa del Pdl come soggetto politico unitario.Se la prima conseguenza della nuova strategia berlusconiana sarà quella del mancato ritorno al proporzionale e del rilancio del bipolarismo, la prima conseguenza sarà la riduzione dello spazio politico per Casini ed i fautori del nuovo centro. Il leader dell’Udc, appesantito dalla zavorra rappresentata da Fini e Pisanu e penalizzato da un appiattimento passivo sul governo Monti , rischia la sorte dei vasi di coccio tra quelli di ferro. Con l’aggravante che il proliferare di liste civiche non arricchisce come erode il suo bacino elettorale e lo espone addirittura al pericolo di non superare la soglia dello sbarramento elettorale.Il tutto con la massima soddisfazione di Pierluigi Bersani. Che grazie ai giudici fondamentalisti ed ai centristi affetti da furbizia eccessiva può incominciare a prepararsi ad entrare da trionfatore a Palazzo Chigi!
domenica 28 ottobre 2012
BERLUSCONI VA ALLA GUERRA!
(zdf) Fini, Casini e molti altri — che fin’ora stanno nascosti tra le sottane di Monti — sono semplicemente terrorizzati e stanno pensando di offrire sacrifici umani agli dei (tanto Rossi o la Perina fanno solo danni). Alcuni nel PDL non hanno ancora ben compreso il discorso ed hanno consumato 3 cellulari per cercare di chiamare Berlusconi, che non risponde. Bersani fa il tifo per il nano perché intravede la possibilità che gli eventi gli levino le castagne o i Renzi dal fuoco.
Maroni sembrava delirasse quando affermava che il governo non sarebbe arrivato a mangiare il panettone, ora è passato di grado: da malato di mente a preveggente. Ovunque cori da stadio: “Porcellum forever!“ Napolitano pare abbia sciorinato una caterva di improperi all’indirizzo dell'uomo di Arcore; era convinto di averlo incartato e messo in soffitta, quando questo gli ha fatto di nuovo cucù. Ed ora, che dire alla Merkel che da ieri sera lo sta cercando? Grillo ha già perso 5 punti e sta pensando di fare la risalita del Po.
Nel tribunale di Milano lo smarrimento è palpabile, ma si spera in una accelerazione del processo Ruby. Al Parlamento c’è già un disegno di legge per chi crede che una marocchina possa essere la nipote di Mubarak. La pena — almeno vent’anni -, sarà da scontarsi a Guantanamo.
I peones tutti, colpiti dalla sciagurata notizia in pieno week-end, non sanno più che pesci prendere: prevarrà l’istinto di conservazione della poltrona o porteranno dieci vergini a testa ad Arcore, sicuro investimento sul futuro?
Goldman Sachs, Bilderberg, i poteri forti, quelli meno forti, quelli con la scagarella, hanno deciso di partire lancia in resta lunedì, appena apriranno i mercati per vendere titoli di Stato italiani, la Panda della figlia, pizze e mandolini. Lo scopo è di inflazionare i mercati dei mandolini (la Panda l’avrebbero venduta comunque). Mario Monti è in fibrillazione e sta cercando di scongiurare l’operazione di finanza internazionale: “Così facendo colpite me! Sono ancora io al governo! Rischiate di farmi uno spread così!”.
Il clamore è talmente clamore, il chiasso talmente chiasso, che oggi stiamo assistendo ad una cosa rara: la politica segreta di Palazzo, con i suoi retroscena, trabocca dal Transatlantico e viene raccontata a tutti. Ma gli italiani non si scompongono affatto: sanno già che — comunque vada — il destino sarà quello della Costa Concordia.
venerdì 26 ottobre 2012
Ora tutti indovini...
Ora in questo momento tutti hanno la ricetta x il Partito...tutti invocano le " Primarie" anche quelli che se ne sono sempre fregati del territorio. Ora tutti a fare i moderati, a candidarsi a questo nuovo giochino per il PDL, senza tenere
conto che i voti...non ci sono più o almeno sono pochi quelli rimasti. mai sono andati per il territorio, mai si sono interessati delle sezioni, non conoscono neanche i militanti, quelli che per conto loro e del partito sono sempre sulle strade a cercare voti e tenere i contatti con la gente. Ora si vuole passare da una " Lobby di nominati a una di eletti?" si incominci coll'azzerare tutto, i coordinamenti, le assemblee si ridiscuta tutto. Ma sopratutto si apra alla base, se no le " Primarie" o quello che secondo me sara un grande Bluff ve lo fate da soli. La base e gli elettori hanno ben presente cosa ci vuole....e magari andiamo da soli senza di voi! con che criterio si scelgono i candidati?...chi scrive le regole? e queste sono discutibili da tutti?...Attendiamo con Fiducia che il segretario Alfano incontri tutti!!!
Berlusconi e le primarie che uniscono tutti...
(Alessio Zanon l/o) Le primarie come strumento d’unità. Non solo del Pdl ma dell’intera area del centro destra. La genialità della decisione di Silvio Berlusconi di non ripresentare la sua candidatura a premier e di promuovere una consultazione popolare “aperta” per la scelta del leader dell’area moderata, è proprio nella scelta di usare le primarie per ricompattare lo schieramento alternativo a quello della sinistra.Inevitabile? Scontato? Obbligatorio? Niente affatto. Perché se era scontato, inevitabile, obbligatorio che il Cavaliere facesse il passo indietro tante volte annunciato nei mesi scorsi, non era affatto così ovvio che lo facesse per riunire e non per dividere la maggioranza degli elettori che non vuole essere governata da Bersani, Vendola e Di Pietro.Nel Pd, dove le primarie sono state usate inizialmente per organizzare plebisciti per i leader già designati dai gruppi dirigenti (da Prodi a Veltroni), la consultazione popolare per la scelta del candidato premier è diventata la cartina di tornasole della spaccatura profonda esistente nella sinistra tra i post-comunisti alla Bersani ed i neo-democrats alla Renzi. A sinistra, in altri termini, le primarie stanno mettendo in luce l’esistenza di due concezioni politiche incredibilmente diverse destinate, presto o tardi, a passare dalla competizione al conflitto ed a prendere strade diverse ed alternative. Non a caso Massimo D’Alema ha annunciato che in caso di vittoria di Renzi non avrebbe alcuna esitazione a fare un nuovo partito (cioè il vecchio Pci) con Vendola! A destra, invece, Berlusconi ha puntato sulle primarie per ottenere l’effetto esattamente contrario.In alternativa, netta ed esplicita, all’ipotesi del cosiddetto “spacchettamento”. Niente polverizzazione del Pdl in tante liste tra loro in lotta feroce (quella delle “amazzoni”, degli ex An, dei lib-lab, dei cattolici di Comunione e Liberazione, dei neo-popolari , dei formattatori e di ogni dilettante in libertà). Ma invito a tutte le più diverse componenti del centrodestra a partecipare a primarie aperte non solo per scegliere il leader ma per segnare in maniera aperta e trasparente i rapporti di forza tra le varie anime dentro uno schieramento necessariamente unitario.Grazie alla mossa di Berlusconi, quindi, il Pdl evita la polverizzazione e può puntare addirittura ad allargare il perimetro del proprio territorio. La Destra di Francesco Storace, ad esempio, potrebbe diventare l’equivalente del Sel di Nichi Vendola per un candidato naturale alle leadership come Angelino Alfano. E quest’ultimo, grazie alle primarie aperte, potrebbe anche tentare di inserire nel progetto della grande alleanza moderata i neo-liberali di Luca di Montezemolo e quelli di Oscar Giannino. Qualcuno ipotizza che in questo disegno potrebbe rientrare anche l’Udc di Pierferdinando Casini. Ma chi prospetta questa eventualità sbaglia. Perché Casini non sarà mai disponibile ad uno schema bipolare ma persegue con coerenza il disegno di restaurare il sistema politico della Prima Repubblica incentrato sulla possibilità del centro di realizzare sempre e comunque la politica dei “due forni” tra destra e sinistra. Con Casini, dunque, non si può dialogare e fissare alleanze prima delle elezioni. Ma sempre e comunque dopo i risultati elettorali. E sempre a patto di essere un “forno” in grado di offrirgli il “pane” da lui desiderato. Ma questo è un altro film. Quello di adesso è che il Cavaliere è uscito dal campo. E con la sua decisione ha prodotto lo stesso effetto di quando decise di entrarci.
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