sabato 13 maggio 2023

Reddito studentesco ? Meglio il prestito studentesco-

 Reddito studentesco ? Meglio il prestito studentesco-

All'improvviso è scoppiato l'affaire tende.
Spuntano tende ovunque in Italia davanti alle università, con la protesta (pilotata? Non credo alla casualità) dei cosiddetti "fuori sede" che si lamentano dei costi degli affitti.
Da secoli (non è una battuta!) ci sono studenti fuori sede con problemi relativi all'alloggio, tanto che la mia città, Padova, è famosa per i suoi portici, costruiti proprio anche per dare la possibilità agli studenti "fuori sede" dei secoli passati di trovare un riparo.
In tempi più recenti, affittare un appartamento o una stanza del proprio appartamento, era un modo per integrare il proprio reddito, soprattutto per anziani soli che, disponendo di un locale ampio e progressivamente vessato dalle tasse, univano alla possibilità di un supporto economico anche il beneficio di avere in casa una persona che, all'occorrenza, in caso di malore o incidente, potesse intervenire subito chiamando i soccorsi.
La volontà di punire chi possiede immobili, le tasse, sempre maggiori e sempre più feroci contro la proprietà privata, la mentalità, anche di recente espressa dalla Schlein e da Landini, di spillare soldi a chi possiede una casa, hanno fatto sì che quel sistema che, in città universitarie come Padova, consentiva a migliaia di "fuori sede" di trovare un alloggio decoroso dove studiare e a costi contenuti, venisse archiviato.
Obbligi di legge, registrazioni, comunicazioni formali, tutta una pastoia burocratica finalizzata a peseguitare chi avesse un immobile e cercase di trarne un piccolo utile, hanno portato a cambi di prospettiva.
A mettere a disposizione quegli appartamenti come foresterie pagate da aziende, a vendere la nuda proprietà tenendosi l'uso fino alla propria morte, con la possibilità quindi di pagarsi una badante, a trasformarli in B&B, riducendo le possibilità di affitti per la stagione universitaria o imponendo costi che potessero dare un piccolo utile al proprietario, anche dopo il taglieggiamento operato dalle tasse.
Per non parlare poi del fatto che certe università, come quella di Padova, sono obiettivo di studenti che vengono da lontano e che potrebbero invece trovare adeguata accoglienza in università più vicine a casa, riducendo il problema degli affitti.
Adesso, tralasciamo se spontanea o meno, viene innescata la protesta delle tende.
Chiedono che sia garantito il diritto alla studio, senza sapere che lo stato, cioè noi Italiani, paghiamo oltre novemila euro a testa per l'istruzione universitaria, perchè chi protesta ignora (dolosamente o colpevolmente) che le tasse universitarie non coprono che una parte marginale dei costi di una università che sono composti dagli stipendi dei professori di ogni ordine e grado, del personale amministrativo, della manutenzione degli immobili, il resto lo paghiamo noi Italiani.
E adesso alcuni studenti chiedono che venga loro pagata anche una casa, che venga riconosciuto loro un "reddito studentesco".
Bene, allora la mia proposta è: resettiamo tutto.
Ognuno si paga, per intero, inclusi gli stipendi dei professori, la manutenzione degli immobili etc., il costo degli studi universitari.
Se non ha il denaro necessario, questo gli viene anticipato dallo stato con un prestito d'onore che, come nelle università americane, lo studente si impegna a restituire appena comincerà a guadagnare.
Con qualche paletto, tipo un numero minimo di esami da sostenere per ogni anno di corso e la possibilità di andare fuori corso solo per un tempo massimo proporzionato alla durata legale del corsi di laurea.
Nel prestito è ovviamente compresa anche una quota per i "fuori sede" che dovessero o volessero affittare un locale in qualche studentato che potrebbe essere recuperato sgombrando le case comunali, regionali e statali dalle occupazioni illegali di estremisti di sinistra, zingari e immigrati e riattivando le caserme dismesse.
La loro manutenzione, ovviamente, avrebbe un costo e per tale ragione il prestito studentesco deve comprendere anche quegli importi.
Sempre da restituire appena lo studente, laureato, trovasse un lavoro.
E comunque...meno spritz e più studio- 

venerdì 12 maggio 2023

E se ritirassimo gli ambasciatori da Madrid e Parigi ?

 E se ritirassimo gli ambasciatori da Madrid e Parigi ?

I governi eurosocialisti più in bilico in Europa, cercano di frenare l'avanzata delle formazioni politiche diverse da loro, attaccando scompostamente l'Italia.
In prima linea la Francia di Macron, dove i sondaggi indicano che, se si votasse oggi, Marine Le Pen vincerebbe sia su Macron che sul comunista Melanchon.
I francesi sono spaventati dalla Meloni a Palazzo Chigi, dal suo attivismo con i vari governi europei, finora senza un grande stato dalla loro parte, come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, con i quali sta creando una alternativa alla diarchia francotedesca, ma soprattutto i francesi sono spaventati dalla rinascita di un'Italia Sovrana, Identitaria e Indipendente, perchè sanno benissimo che quando noi Italiani ci impegnamo in qualcosa li superiamo, sempre.
A ruota arrivano gli spagnoli a guida socialista che sentono sul collo il fiato del possibile ribaltone che porterebbe al governo i popolari eredi di Aznar e Rajoi e il partito Vox alleato della Meloni in europa, in una riedizione alla sangria del Centro Destra italiano.
A questo punto la domanda è d'obbligo: che ci stiamo a fare alleati con costoro ?
Richiamiamo gli ambasciatori finchè non formuleranno scuse pubbliche e senza riserve o finchè non dovessero cambiare gli equilibri politici in quegli stati (per la Spagna si tratterebbe di attendere solo settembre).
In fondo cosa abbiamo da perdere ?
In un mondo globalizzato tutto quello che ci possono dare francesi e spagnoli, possiamo ottenerlo da decine di altri stati, in ogni campo.
Noi Italiani, per la nostra posizione geografica, rappresentiamo sicuramente un interesse maggiore sia per gli Stati Uniti che per Russia e Cina rispetto a Spagna e Francia e quindi avremmo tutto da guadagnarci ad agire in solitaria (ma in sintonia con gli stati europei finora schiacciati dal tallone francotedesco) che non a restare sudditi dentro l'Unione del Male.
Richiamare gli ambasciatori da Madrid e Parigi, sarebbe un gesto eclatante che manderebbe un segnale molto chiaro a tutti: l'Italia è tornata !
E nel frattempo, nel nostro piccolo, continuare a non comprare i prodotti francesi e adesso anche quelli spagnoli, almeno finchè non cambieranno i loro governi.

martedì 9 maggio 2023

Riforme istituzionali-

 Riforme istituzionali-

Torna di moda parlare di riforme istituzionali e, in particolare, di presidenzialismo nella duplice forma di elezione diretta del presidente della repubblica o del primo ministro.
Posto che personalmente sarei, senza se e senza ma, favorevole ad una Monarchia sul modello inglese (i perchè li ho scritti più volte ma, in sostanza, se il capo dello stato deve incarnare l'unità della Nazione, questa non potrà mai essere rappresentata da un signore che abbia fatto politica di parte per decenni e, come hanno dimostrato Pertini, Scalfaro, Ciampi, Napolitano e Mattarella, continua a fare politica a favore di una parte, cercando in ogni modo di mettere i bastoni fra le ruote dell'altra che andasse al governo. Un re, un qualsiasi re, di qualsiasi casa regnante, avrebbe certo le sue idee, ma sarebbe per lui più facile presentarsi come simbolo di unità non avendo trascorsi partitici decennali), credo che una elezione diretta dell'una o dell'altra figura rafforzerebbe le capacità decisionali e la efficienza governativa.
Preferirei che ad essere eletto dal Popolo fosse il presidente della repubblica, come negli Stati Uniti, che, quindi, non avrebbe alcun problema di coabitazione con un'altra figura di rilievo come sarebbe nel caso in cui ad essere eletto dal Popolo fosse il primo ministro.
Un primo ministro che, proprio in forza della elezione diretta, avrebbe molta più forza contrattuale verso un presidente della repubblica eletto da un ristretto sinedrio di parrucconi e che pertanto non potrebbe più permettersi le libertà che si sta prendendo Mattarella di rifiutarsi di firmare la nomina di un ministro (nel 2018) o di effettuare comizi di parte proponendo una politica estera alternativa a quella del governo (come sta facendo oggi, a maggior ragione se dovesse accettare di recarsi a Parigi dopo le offese del ministro degli interni francese che il solitamente loquace Mattarella non ha ancora stigmatizzato).
Ma la vera battaglia sarà sul doppio turno o sul turno unico.
Nel primo caso i cattocomunisti avranno una opportunità di vincere mettendo assieme un'armata che non potrà mai governare (e infatti si accuccerà sotto l'ombrello europeo) tranne per provvedimenti fortemente ideologici come il matrimonio, l'adozione omosessuale, l'eutanasia, le patrimoniali etc.
La sinistra infatti, come vediamo nelle città dove vige il doppio turno, ma anche in Francia, è divisa sul da farsi e soprattutto non ha altro per la testa che le peggiori impostazioni ideologiche che non portano Benessere e Sicurezza ai cittadini, ma in tal modo, inseguendo ogni capriccio di ogni minoranza, può raccogliere un consistente bacino di voti.
Un turno unico, invece, darebbe la possibilità al Centro Destra, più coeso e compatibile su programmi concreti e operatività collegiale, di esprimere il presidente o il primo ministro direttamente eletto.
Su questo punto mi auguro che la Meloni, Salvini e Berlusconi non mollino di un centimetro: turno unico.
Poi meglio l'elezione diretta del presidente della repubblica, ma si può arrivare al compromesso con l'elezione diretta del primo ministro.