lunedì 11 marzo 2024

Nessun Italiano deve morire per Kiev-

 Nessun Italiano deve morire per Kiev-

Leggo di interventi, interviste, articoli, sempre più guerrafondai e bramosi di mandare truppe in Ucraina.
Mi fa specie essere proprio io, che non solo non sono un pacifinto, ma che non ho mai escluso l'uso della Forza Militare quale strumento per risolvere una controversia nella quale sia in gioco l'Interesse Nazionale, a dichiararmi totalmente contrario ad ogni azione militare diretta.
Posso capire la partecipazione all'invio di armi e persino di finanziamenti all'Ucraina nel quadro di una alleanza geopolitica che, in assenza di nostro invio, ci escluderebbe dalle ricadute della ricostruzione.
Capisco molto meno (e infatti non la condivido) la politica delle sanzioni contro la Russia che porta solo danni alla nostra economia e al nostro portafoglio energetico (tanto che ho il sospetto che sia tutta una manovra per favorire la follia ecoambientalista delle energie "verdi") e spinge la Russia tra le braccia degli stati canaglia (come accadde all'Italia dopo le sanzioni anglofrancesi seguite alla conquista dell'Etiopia).
Ma una guerra guerreggiata no e non perchè creda che la si possa perdere, se la Russia si è impantanata e non riesce a prevalere contro la sola Ucraina, non avrebbe scampo davanti all'invio di rinforzi di terra, di mare e dell'aria da parte di una ventina di nazioni Nato.
Sono contrario perchè comporterebbe lutti inutili, senza un adeguato ritorno per l'Italia, perchè qualunque commessa per la ricostruzione non vale la vita di uno solo dei nostri soldati.
Capisco che Zelensky, ormai alla frutta, faccia di tutto per far arrivare truppe fresche perchè combattano per lui, la sua guerra.
E non mi meraviglierei di attentati anomali e sospetti come quello del Nord Stream 2, finalizzati a provocare il pretesto per dichiarare l'aggressione russa ad una nazione della Nato (unico modo per portarci obbligatoriamente tutti in guerra).
Mi auguro però che il Governo Italiano non varchi quella linea rossa che è data dal passaggio dall'invio di armi e finanziamenti, all'invio di battaglioni in guerra.

Ci sono altre guerre che possiamo e dovremmo combattere e dove invece siamo stupidamente sottomessi, ad esempio quella contro i terroristi Houthi, che continuano a minacciarci, non andando bene loro neppure regole di ingaggio deboli e difensive come quelle che ha la nostra flotta nel Mar Rosso.
Ecco, se proprio vogliamo menare le mani, mandiamo, in accordo con i nostri alleati, le truppe a liberare la navigazione nel Mar Rosso dal terrorismo Houthi.
Ma nessun Italiano dovrà morire per Kiev.

giovedì 7 marzo 2024

La miglior difesa è l'attacco-

 La miglior difesa è l'attacco-

Ieri il parlamento ha, praticamente all'unanimità, dato il via libera alla missione nel Mar Rosso per la protezione della navigazione dagli attacchi dei terroristi musulmani Houthi.
Tutti si sono affrettati a dichiarare che la missione, a guida tattica italiana, è "solo" difensiva.
Vorrei sapere quale risultato possa portare una missione che ha, come regola di ingaggio, quella di fare da scudo agli attacchi e non, invece, quella di impedirli, prevenirli e sradicare i terroristi dal territorio per porre definitivamente fine alla minaccia.
Una volta si diceva "con i terroristi non si tratta", poi scopriamo che i terroristi palestinesi di Hamas, responsabile di omicidi singoli e del massacro del 7 ottobre, vengono trattati con ogni riguardo e con la dignità di una parte nelle trattative per far terminare la guerra a Gaza.
Analogamente contro gli Houthi, di cui immagino si conosca benissimo la collocazione territoriale, abbiamo assistito solo ad attacchi mirati, praticamente con le mani ed i piedi legati, quindi senza alcun risultato concreto e solo da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito.
Intanto i costi per le esportazioni e le importazioni che devono fare il periplo dell'Africa aumentano di sette-dieci volte, come aumentano i costi assicurativi per quelle compagnie che provano, confidando nello scudo delle navi occidentali, a passare per Suez.
Appare evidente che chi decide una così debole reazione contro una aggressione terrorista non abbia imparato nulla dal passato, sia dalla Storia più lontana (ad esempio dai Romani che hanno prodotto un florilegio di brocardi per rappresentare la necessità che la difesa non si limiti ad aspettare passivamente di respingere un attacco nemico), sia da quella recente che ha coniato il motto che meglio dovrebe caratterizzare la reazione contro i terroristi: la miglior difesa è l'attacco.
Se ci si limita a difendersi, infatti, prima o poi un missile riuscirà a bucare lo scudo, come nel calcio se ci si limita a fare catenaccio, prima o poi un tiro finisce nel sacco.
Credo che il territorio dello Yemen, dove gli Houthi hanno le loro basi, sia noto e circoscritto, quindi invece di strologare gridando ai quattro venti che ci limitiamo a difenderci, quasi per invocare una compiacente complicità dei terroristi (che non ci sarà, perchè quelli interpretano la rinuncia ad attaccarli come un segno di debolezza e quindi ci aggrediranno con maggiore forza) si taccia e si prepari una devastante azione aerea che distrugga e renda inservibili a lungo le base dei terroristi.
L'azione difensiva ha solo costi e mantiene viva la bestia terrorista.

martedì 5 marzo 2024

Dossier e ricatti-

 Dossier e ricatti-

La denuncia del Ministro della Difesa Guido Crosetto, che si è scoperto sotto la lente di ingrandimento di non si sa bene quale consorteria alla ricerca di fatti che potessero essere usati contro di lui, ha scoperchiato un verminaio in cui sembra siano stati spiati e analizzati decine di parlamentari del Centro Destra, oltre a uomini dello sport e dello spettacolo e all'ex presidente del consiglio il grillino Conte.
La questione, anche se non ottiene la rilevanza che dovrebbe avere, forse per una sorta di autocensura di molti giornali cattocomunisti che non la trovano utile alla loro narrazione, è di una gravità che supera qualsiasi altra, dalle manganellate agli studenti (il più delle volte "atto dovuto") alle tiritere woke lgbt e sul quel cattivone di Putin.
Le banche dati ci sono sempre state e si sono affinate con l'avvento di internet dal quale nessuno di noi può prescindere.
Anni fa feci una ricerca per una di quelle cantinette per conservare il vino in casa e per mesi continuai a ricevere pubblicità su ogni tipo di cantinette estesa poi a case di produzione di vino e spumanti.
Finiamo inevitabilmente al centro del mirino di call center e aziende alla ricerca di clienti, per quanto si possa prendere ogni precauzione come quella di digitare su "rifiuto" per l'accettazione dei "cookies" e quindi "solo strettamente necessari" o ci si iscriva, rinnovando l'iscrizione ogni mese, al registro delle opposizioni: qualcuno riesce sempre ad infilare la sua proposta usando vecchi elenchi.
A maggior ragione quando è imprescindibile l'utilizzo e l'archiviazione di atti, investimenti, notizie e verbalizzazioni pubbliche.
E' tutto disponibile, la nostra storia e la nostra vita in un click.
Ed è anche utile, perchè possiamo recuperare documenti necessari per far valere un nostro diritto o per difenderci da una aggressione finanziaria o giudiziale.
Ma se chi non ha scheletri nell'armadio vede le banche dati come uno strumento utile, ha anche la legittima pretesa che i dati ivi contenuti non siano estrapolabili da chiunque o da impiegati infedeli che, per un pugno di dollari, siano disposti a spiattellare la vita privata altrui a spioni prezzolati che cercano il pretesto per danneggiare chi appartiene ad uno schieramento opposto.
Per questo quello che sta emergendo è gravissimo ed è figlio dello spiare dal buco della serratura le attività personali di Silvio Berlusconi, disgustoso sport che è stato in voga per venti anni, e che fornisce le basi per questo nuovo capitolo di infamia.
Non so se quello che è uscito sui giornali sia solo la punta di un iceberg o se, come spero, sia tutto lì (e sarebbe già sin troppo!), ma mi auguro che la Politica non si faccia nuovamente mettere i piedi in testa e reagisca con prontezza ad ogni tentativo di condizionare e ribaltare il voto popolare attraverso ricatti e dossier, vietando, con un provvedimento legislativo che non consenta alcuna interpretazione di sorta, lo spionaggio e la diffusione di notizie carpite od ottenute al di fuori dei canali ufficiali e legittimi e proibendo l'uso delle intercettazioni delle altrui comunicazioni, scritte e verbali.