martedì 21 gennaio 2025

 ll giorno di Donald Trump-

Otto anni fa, dopo aver a sorpresa umiliato la moglie di Clinton che gli "esperti" davano da mesi per vincente, Trump si insediò alla Casa Bianca circondato dai lazzi e dal dileggio di chi gli pronosticava una presidenza fallimentare, chi lo voleva mettere sotto tutela dei notabili repubblicani, chi paventava guerre senza fine.
I quattro anni del primo mandato di Trump furono i più tranquilli, pacifici ed efficaci della storia recente degli Stati Uniti e le truppe Usa non andarono a combattere in nuove terre.
Ciononostante il covid e un'elezione probabilmente truffaldina che i democratici avevano giocato, con la scusa della pandemia, sul voto per corrispondenza e online così da evitare il riconoscimento del soggetto che votava, non gli consentirono di ottenere un secondo mandato.
Trump, sconfitto, fu ancor più dileggiato e contro di lui si scatenò una persecuzione giudiziaria con la finalità di eliminarlo dalla scena politica ed economica.
Trump si difese, reagì e tornò in sella più di prima a controllare il GOP, il partito repubblicano, senza più tutori (il suo infido ex vicepresidente, Pence, è scomparso dai radar) e con una gran voglia di riscatto, parlando all'America vera che non è, per fortuna, quella di Hollywood, della Silicon Valley, lgbt o woke.
Dopo quattro anni di traversata nel deserto, Trump, lo scorso 5 novembre 2024, ottenne una schiacciante vittoria sulla vicepresidente di Biden, la ridanciana (ora non più) Kamala Harris, diventando il secondo presidente nella storia degli Stati Uniti, dopo Grover Cleveland (22° e 24° presidente) a fine Ottocento, ad essere eletto per due volte non consecutive.
Questa volta non ci sono stati sorrisini, dileggi, lazzi, ma, al contrario, una corsa a salire sul carro del vincitore (Bezos, Zuckeberg e in ultimo anche Gates nel tentativo di recuperare il divario con Musk che aveva capito tutto prima di loro) e, cosa unica, una immediata partecipazione alle attività di governo, affiancando con i suoi uomini l'azione dell'amministrazione uscente, quasi in una sorta di tutela questa volta posta in atto da Trump su Biden, come si è visto con la tregua in Medio Oriente.
E' una prova di forza che fornisce concrete speranze a tutti noi perchè la Storia, nei prossimi quattro anni, torni su binari certi e non devianti.
Una prova di forza che vede, anche all'estero, vincitori e vinti.
Tra i vincitori c'è da segnalare il nostro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, unico leader europeo invitato espressamente da Trump alla cerimonia di insediamento, scalzando il "rapporto privilegiato" che solitamente univa gli Stati Uniti al Regno Unito.
Un rapporto, quello tra Trump e la Meloni, che potrebbe riprodurre quello che negli anni Ottanta del Novecento vide Ronald Reagan con Margareth Thatcher sconfiggere il comunismo e rilanciare i principi del Libero Mercato, Libertà di Opinione, Libertà di Parola.
Se son rose fioriranno ma, intanto, oggi è il giorno di Donald Trump e Giorgia Meloni è a Washington, mentre Macron, Scholze, Starmer, la Von der Leyen guarderanno la cerimonia solo davanti alla televisione.


giovedì 16 gennaio 2025

Mai più un'altra Verona !
Leggo con molto fastidio le dichiarazioni del Presidente del Veneto Luca Zaia che seminano zizzania all'interno del Centro Destra.
Zaia, ottimo presidente di regione e, prima ancora, ottimo ministro dell'agricoltura, non può essere ricandidato per sopraggiunto limite dei mandati concessi dalla legge.
La Lega ha provato a proporre una modifica alla legge, ma gli alleati non si sono mostrati d'accordo e questo con l'appoggio presumibile dei cattocomunisti ansiosi di liberarsi dell'ingombrante presenza di due loro presidente di regione in Campania e in Puglia.
A parte ogni considerazione sul limite dei mandati (e personalmente sono totalmente contrario ad ogni limite che non provenga dal voto degli Elettori ai quali unicamente dovrebbe essere demandata la decisione se rinnovare la fiducia ad un presidente uscente o mandarlo a casa, a loro e non ad una legge o ad un magistrato !) questa è la legge, non c'è per ora la maggioranza per modificarla ed è necessario comportarsi di conseguenza.
Ignorando l'esistenza della legge e delle scorie che seguono ogni battaglia divisiva, in una città come Verona, dove i due terzi della popolazione vede come il fumo negli occhi i cattocomunisti, hanno eletto un cattocomunista sindaco a seguito delle divisioni nel Centro Destra.
E c'era pure stata l'opportunità del ballottaggio, sfruttata malissimo per l'incomunicabilità tra i due candidati del Centro Destra che non si sono accordati per sostenersi al ballottaggio.
Nella elezione del presidente della regione non esiste ballottaggio.
Il candidato presidente che prende anche un solo voto in più vince e trascina alla vittoria, con il suo listino, anche la sua coalizione, anche quando prende meno voti dell'altra, come è accaduto in Sardegna dove la Todde ha vinto personalmente e, pur avendo la sua coalizione preso meno voti di quella di Centro Destra, ha avuto un bonus in consiglieri, conquistando la maggioranza assoluta in consiglio.
E' comprensibile l'amarezza di Zaia che sa di aver fatto bene e potrebbe ancora fare molto bene in Veneto.
E' comprensibile l'aspirazione della Lega di conservare la presidenza di una regione importante come il Veneto.
E' comprensibile l'aspirazione di Fratelli d'Italia di capitalizzare i tanti voti conquistati sul campo mettendo un proprio esponente a capo di una delle più importanti regioni d'Italia. Comprensibile le rivendicazioni di altri alleati nel Centro Destra-
Però la prima responsabilità dei partiti del Centro Destra deve essere verso i Veneti, che non meritano di essere abbandonati ai cattocomunisti e verso gli Elettori che pretendono che non si verifichi mai più un'altra Verona.
Meloni, Salvini, Tajani, ma anche Zaia e Fedriga: basta discutere a mezzo stampa (che gode a seminar zizzania !).
Riunitevi in segreto da qualche parte, fate un fine settimana di ritiro lontani dai taccuini e dalle telecamere e decidete il criterio per attribuire ad un partito o ad un altro questa e quella regione.
Il Centro Destra ha, in ogni regione, uomini preparati per ricoprire ruoli importanti e a noi Elettori non importa se provengano da Fratelli d'Italia, dalla Lega, da Forza Italia o persino da altre banderuole del CD-
Quello che a noi interessa è che non si consegnino regioni, a cominciare dal Veneto, ai cattocomunisti come fu consegnata Verona.
Tanto poi alla fine decide Roma....

domenica 12 gennaio 2025

 Panama, Groenlandia e Canada-

I politici della vecchia e decadente Europa sono stati ancora una volta presi in contropiede dalle esternazioni di Donald Trump sulla acquisizione, da parte degli Stati Uniti, del canale di Panama, della Groenlandia e l'ammissione del Canada come 51° stato della unione.
Abituati ormai a ragionare per codici e pandette, con i passi felpati e l'immobilismo tipico di chi ha solo un grande passato e nessun futuro, si sono trincerati nel solito bla bla bla di maniera.
A parte la considerazione che Trump con le sue intemerate cerca di svegliare un Occidente troppo sottomesso alle iniziative cinesi ed islamiche, a parte la considerazione che Trump è già stato "testato" come Presidente e nel suo quadriennio non ci sono state guerre, a differenza delle azioni intraprese sotto i suoi predecessori soprattutto democratici, la aspirazione di Trump è poi così fuori luogo ?
Il Canale di Panama, dopo il fallimento delle iniziative francesi, fu realizzato con i soldi, l'opera e la direzione degli Stati Uniti.
Fu Carter, il solito presidente democratico, recentemente deceduto, che, a voler essere generosi, dimostrò come la strada per l'Inferno sia lastricata di buone intenzioni, che concesse il canale alla repubblica del Panama nel 1977, interdetta, riaperta con un blitz militare del Presidente Reagan e oggi oggetto di controversia per le esose pretese di pedaggio di Panama.
Panama stessa è una repubblica nata, per secessione dalla Colombia, grazie ai buoni auspici degli Stati Uniti ma, soprattutto, con la presenza di azioni piratesche e terroriste nel Mar Rosso, l'accessibilità del Canale di Panama è un aspetto essenziale per la sicurezza non solo degli Stati Uniti, ma di tutte le nazioni occidentali.
Quindi diritto originario, storia, opportunità geopolitica ed economica ci dicono che quella di Trump è una richiesta che rispecchia una esigenza di tutto l'Occidente.
La Groenlandia è un'isola attualmente ghiacciata, ma che potrebbe tornare ad essere quelle "terra verde" del passato, da cui estrarre preziosi materiali.
E' giuridicamente un territorio autonomo facente parte del regno di Danimarca, con circa sessantamila abitanti, chiamati inuit cui appartiene il territorio.
Cosa accadrebbe se il popolo inuit votasse per l'indipendenza dalla Danimarca ?
Dovrebbe accadere esattamente quello che è accaduto con il Kossovo, in cui la maggioranza di etnia albanese decise di separarsi dalla Serbia e fu appoggiata in ciò da tutto l'Occidente fino a scatenare una guerra in cui la Serbia soccombette.
Se il popolo inuit votasse per l'indipendenza dalla Danimarca, i danesi dovrebbero coerentemente accettarlo con spirito democratico o rassegnarsi ad essere, altrettanto coerentemente e democraticamente, bombardati dagli aerei Nato.
Se poi il popolo inuit votasse per entrare a far parte degli Stati Uniti, nulla osterebbe a ciò.
Il discorso sul Canada è più complesso.
Trump parla del Canada come un unicum, auspicando che sia il 51° stato dell'unione, ma il Canada giuridicamente e costituzionalmente è una pluralità di stati (province) con la peculiarità del Quebec francofono.
Formalmente il Canada è un Dominion della Corona britannica, ha un suo parlamento e primo ministro, ma vi è anche un Governatore della Corona britannica.
Anche qui però, come in Australia e Nuova Zelanda, sono forti le spinte per una totale indipendenza dalla Corona e nulla vieterebbe che, anche con un semplice referendum, i canadesi decidano di entrare nell'unione del Nord America, non come 51° stato, ma con tanti, ulteriori stati, quante sono le sue attuali province.
Del resto, l'acquisizione da parte degli Stati Uniti, in modo pacifico, di quelle terre, potrebbe anche riaprire un antico discorso che in Italia, per noi Italiani, rappresenta ancora una ferita aperta e che riguarda il ritorno alla Patria di Fiume, Istria e Dalmazia.
L'esternazione di Trump non è dunque per nulla campata in aria, anzi rappresenterebbe un tassello di quella rinascita dello spirito occidentale, assopito negli ultimi anni e apparentemente sottomesso alle manipolazioni storiche e politiche del politicamente corretto.

venerdì 3 gennaio 2025

 I magistrati la finiscano con gli "atti dovuti" !

Un egiziano, a Villa Verrucchio nel riminese, dopo aver accoltellato cinque persone (ricoverate in ospedale, fortunatamente nessuno in pericolo di vita) ha aggredito anche i Carabinieri che erano arrivati, uno dei quali lo ha neutralizzato, abbattendolo.
A me sembra che non ci sia bisogno di alcun approfondimento: il Carabiniere ha eseguito quello che avrebbe potuto eseguire qualsiasi cittadino Italiano se non ci fosse una legge che ci impedisce di circolare armati a difesa nostra, dei nostri simili e delle nostre proprietà.
Purtroppo così non è e, mentre si attendeva l'arrivo della Forza Pubblica, quell'egiziano ha fatto in tempo ad accoltellare cinque, inermi cittadini.
Eppure c'è un magistrato che, trincerandosi dietro la foglia di fico dell' "atto dovuto" sta indagando il Carabiniere.
Come ha scritto Bruno Vespa in un commento su X, non si dovrebbe perdere un solo secondo, stante i fatti evidenti, per chiudere ogni indagine sul Carabiniere e se ci sono leggi che la menano con simili "atti dovuti" vanno eliminate o cambiate.
L'accoltellamento avviene dopo gli ignobili schiamazzi dei "nuovi italiani" a Milano, contro l'Italia e la Polizia e dopo il ben più grave attentato a New Orleans perpetrato da un soggetto nato, sì, negli Stati Uniti, cittadino, sì, degli Stati Uniti, ma il cui nome, Shamsud-Din Jabbar, non lascia dubbi sulle origini.
Il luogo di nascita, la cittadinanza, l'educazione scolastica ricevuta, non fanno di uno straniero uno "d'arme, di lingua, d'altare, di memorie, di sangue e di cor", cioè "uno di noi", uno appartenente alla nostra Gente, alla nostra Nazione.
Lo stiamo vedendo in ogni parte del mondo occidentale dove ci si ostina ad accogliere persone totalmente estranee alla nostra Storia, alla nostra Tradizione, alla nostra Civiltà, accrescendo esponenzialmente il pericolo che, ognuno di noi, corre ogni giorno perchè non ci è consentito possedere gli strumenti per poterci difendere e per poter difendere.
Se, poi, arrivano pure i magistrati con gli "atti dovuti", allora possiamo temere che, con simile andazzo, anche Poliziotti e Carabinieri eviteranno di crearsi dei problemi, il tutto con nostro maggior rischio.

mercoledì 1 gennaio 2025

 Passano gli anni, e sono tanti-

L'ultimo dell'anno è sempre una occasione di bilancio e di auspici.
Non credo ci siano grandi novità o geniali intuizioni per gli uni e per gli altri.
Personalmente sarei contento se il 2025 ricalcasse il 2024.
Certo, se si trovasse una cura per il raffreddore o per i denti senza andare dal dentista sarebbe meglio, però preferirei la scoperta del teletrasporto di Star Trek per potermi muovere istantaneamente visto che a volte vorrei essere a visitare una località o pranzare in un'altra, ma dormire sempre a casa mia.
Sono desideri egoisti ?
Forse, ma io posso intervenire solo in ciò che mi riguarda e quindi desidero quel che più mi coinvolge in questo momento.
Le guerre non le scateno io e, fortunatamente, ora non le combatto io.
Il clima cambia perché è la Natura che lo muta costantemente e non è certo mia responsabilità perché, ad esempio, al mattino scaldo l'olio del motore lasciandolo acceso un paio di minuti prima di partire.
I governi imporranno sempre la loro volontà, le loro tasse e ormai non ho più la velleità di fare una rivoluzione e, se anche accadesse, se vi partecipassi ormai sarei probabilmente più una palla al piede che una risorsa.
Ho la fortuna di vivere in un'epoca in cui la vita media si è allungata e, dopo anni di lavoro, uno può godersi non il "riposo", una forma mentis, quella sì, da vecchio, ma proprio decrepito !, ma la possibilità di scegliere cosa fare, dove andare, come spendere i suoi soldi.
Sotto un certo punto di vista emerge anche in questo la mia coerenza.
Sono per l'allontanamento dello stato, cioè del pubblico, dalla vita di tutti i giorni e sono per anteporre il mio privato a tutte le storture (di cui non solo non ho responsabilità, ma neppure sono in grado di influenzare) di cui si riempiono la bocca dolenti personaggi che sembrano sempre portatori di disgrazie e non mancano, neppure nel giorno degli auguri per l'anno successivo, di ricordarci che "dobbiamo morire".
Quindi ognuno brindi al suo futuro, che sia ricolmo di tutto ciò che si desidera.
Buon 2025 !