martedì 18 marzo 2025

 Riarmo Nazionale-

Questa mattina, ascoltando la radio, non ricordo se nella rassegna stampa o in un giornale radio, ho sentito l'espressione di cui al titolo: riarmo nazionale.
Mi è piaciuta, perchè riassume quel che penso della questione all'ordine del giorno sulla necessità di sviluppare una politica di difesa quanto più autonoma possibile.
Capita anche, una sorta di ciliegina sulla torta, che l'annotazione "nazionale", arrivi il giorno del 164° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia, quando, nel 1861, la nostra Patria tornò ad essere in gran parte unificata.
"Riarmo Nazionale" è l'essenza di una politica doverosa che impone di essere armati ed addestrati per difendersi da aggressioni esterne e per difendere anche i nostri interesse all'estero senza delegare altri (dovremmo erigere un monumento agli Stati Uniti e al Regno Unito che, bombardando i terroristi islamici yemeniti Houthy, cercano di ripristinare, nell'interesse di tutti, la libertà di circolazione e di commercio nel Mar Rosso !).
"Riarmo Nazionale" unisce i punti della questione Sicurezza e Difesa, dando una risposta giusta perchè è esattamente l'opposto di quella propugnata dai cattocomunisti con la Schlein che dice no al riarmo e si alla difesa comune europea.
"Riarmo Nazionale" significa anche non utilizzare i nostri soldi per sostenere le aziende produttrici di armi straniere (tedesche e francesi), ma finanziare la produzione di armi con le fabbriche che abbiamo in Italia e che sanno produrre armi di qualità.
"Riarmo Nazionale", vuol dire costruire delle Forze Armate che siano qualitativamente e quantitativamente in grado di affrontare le emergenze di Sicurezza, di Difesa, di tutela dei Confini della Patria, all'interno di un quadro di alleanze necessario, anche se non sempre gli interessi nazionali coincidono.
"Riarmo Nazionale" significa anche che è il Governo Nazionale a decidere se e come utilizzare la forza militare, impiegando i nostri effettivi sul campo o solo fornendo gli strumenti a nazioni alleate ed amiche.
"Riarmo Nazionale", infine, richiede un solo intervento da parte dell'unione europea: azzerare ogni patto di stabilità e lasciare che il debito, la forma, gli importi, le modalità degli investimenti siano esclusivamente decisi dai governi nazionali che sanno benissimo quale sia l'interessa dei rispetti popoli e che, sicuramente, non è quello di salvare dalla bancarotta le banche e le industrie tedesche e francesi, commissionando armi che possiamo costruire molto meglio in casa con le nostre industrie e avendo come bonus un incremento della occupazione interna.

domenica 16 marzo 2025

 Dazi e Libero Mercato-

Io sono per l'economia di Mercato, dove lo stato sia quel terzo garante, estraneo a qualsivoglia attività produttiva e di servizi, per poter equanimemente regolare contratti, condizioni e contenziosi.
Ed ho anche ripetutamente scritto che non credo nell'unione europea che vorrei tornasse semplicemente ad essere un mercato unico di libero scambio di merci e persone.
In linea teorica, quindi, sono contro i dazi.
Ma i dazi, così come concepiti dagli Stati Uniti (e anche dagli stati europei nei confronti della Cina, ad esempio) non sono una alterazione del Mercato, bensì un correttivo necessario per garantire condizioni paritarie alle merci.
Noi, in occidente, abbiamo una legislazione di tutela dei lavoratori, di contratti sul salario, di controlli sulla salubrità degli ambienti di lavoro e sulla pericolosità dei prodotti.
Abbiamo inoltre inserito clausole e tasse particolarmente penalizzanti con la scusa della tutela dell'ambiente.
Tutto questo costa e se, da un lato, rende i nostri prodotti di qualità superiore (anche e soprattutto perchè le tecniche, la fantasia, la genialità, particolarmente di noi Italiani, porta ad un livello superiore i nostri prodotti) dall'altro li rende molto onerosi rispetto a quelli che apparentemente forniscono lo stesso utilizzo, ma vengono prodotti in fabbriche senza leggi di sicurezza, senza salari contrattuali, sfruttando i lavoratori, non avendo cura di usare materiale che non sia dannoso.
Ecco che il dazio diventa un riequilibratore per consentire che prodotti, spesso scadenti, ma a basso costo, vengano venduti con costi in linea a quelli che produciamo noi.
L'alternativa è la chiusura delle nostre aziende e la disoccupazione per i nostri lavoratori, a meno che non ci si adegui, invertendo la rotta del progresso e della civiltà, verso uno sfruttamento intensivo di chi lavora, eliminando ogni regola o controllo di sicurezza.
Lo stesso concetto di ripristino di un equilibrio è da applicarsi alle tasse applicate da alcuni stati, come ad esempio nell'ambito dell'unione europea, l'Iva, o le limitazioni alla produzione di specifiche tipologie di prodotti, come le automobili a combustione fossile.
Sono tutte alterazioni del Libero Mercato che, chi le subisce, risulta autorizzato ad assumere provvedimenti per riequilibrare la possibilità competitiva dei propri beni: i dazi.
Il problema, quindi, non è il dazio, ma l'avidità collettivistica dei governi che oltre a continue interferenze nella produzione di beni e servizi, alterano la concorrenza con imposizioni, regole e direttive indirizzate unicamente ad incrementare i propri bilanci da poter utilizzare in modo clientelare per soddisfare le proprie pulsioni ideologiche.

mercoledì 12 marzo 2025

 Le mani dell'Europa sui nostri risparmi-

I giornali riportano (senza una sufficiente visibilità) una frase della Von der Leyen che sembra essere nel pieno di un delirio di onnipotenza.
" Questo mese, la Commissione presenterà l'Unione del risparmio e degli investimenti. Trasformeremo i risparmi privati in investimenti necessari."
Gli esegeti si sono affrettati a dare una interpretazione benevola: la VdL annuncia che saranno emessi eurobond talmente vantaggiosi da attirare miliardi di risparmi privati che verranno trasformati in investimenti militari e di altra natura.
Ma sarà così ?
La frase è ambigua e i precedenti non sono rassicuranti, dall'azione perpetrata nottetempo dall'europeista Amato nel 1991 quando ci sottrasse il sei per mille dei nostri risparmi senza che le toghe sentissero il bisogno di sanzionare tale comportamento, fino ai più recenti blocchi da parte di Trudeau a altri dei conti di chi non aveva offerto il braccio alla Pfizer, sempre senza interventi delle magistrature che, evidentemente, sono uguali ad ogni latitudine.
E poichè Andreotti era un maestro e conosceva le furbizie di chi gli stava intorno nei tavoli della politica, è sempre necessario pensare male, perchè ci si azzecca quasi sempre.
Qual è la nazione che ha il maggior risparmio privato in Europa ?
Se avete pensato male, avete risposto giusto: l'Italia.
Noi Italiani siamo primi nel risparmio privato, una grande risorsa che si manifesta nel successo che hanno avuto nel 2023-4 le emissioni dei BTP Valore e il mese scorso quella del BTP PIU'.
Risparmio privato, di piccoli (o relativamente tali) risparmiatori che hanno investito complessivamente circa sessanta miliardi in quei BTP, dando fiducia al Governo Meloni ed alla sua politica economica e venendo premiati con un rendimento giusto e quasi (nulla è certo in finanza) sicuro.
Tedeschi, olandesi, francesi, hanno messo da tempo gli occhi sui patrimoni degli Italiani e ciclicamente questo o quel commissario straniero pretende che il Governo nazionale imponga una "patrimoniale" per drenare denaro dai nostri risparmi e sperperarlo per le follie europee dalle misure dei cetrioli alla transizione verde e, adesso, pure alla guerra contro la Russia.
Per ora è una frase, tra le tante che una imbarazzante parruccona tedesca di una certa età spara quotidianamente, ma chi può, onestamente, dare fiducia all'unione europea ?

giovedì 6 marzo 2025

 Con quali soldi, Von der Leyen ?-

La Von der Leyen, dopo una notte probabilmente piena di incubi popolati da cosacchi che facevano abbeverare i loro cavalli nel Reno, ha annunciato un piano per 800 miliardi di euro in armamenti.
La scusa è il disimpegno americano in Ucraina, ma è una bufala perchè, se anche quegli 800 miliardi fossero immediatamente liquidi e utilizzabili, le armi vanno costruite e ci vuole tempo, soprattutto se non vogliamo che la fretta consegni ai nostri eserciti armi che si rompono al primo uso.
E mentre si riattivano le fabbriche di armi, la Russia, se non si farà la pace, si papperebbe tutta l'Ucraina.
E Zelensky ci è arrivato a capirlo, tanto da andare a Canossa da Trump (con un video di scuse, per ora), dimostrando quanto poco consideri affidabile la protezione dei Macron e degli Starmer.
Che le nazioni europee (non l'unione europea che farebbe un pessimo uso di forze armate poste al suo esclusivo comando !) debbano aumentare gli stanziamenti per le armi è una necessità sollevata già nel primo mandato di Trump e poi accantonata con Biden.
E' giusto che ogni nazione si doti di Forze Armate adeguate a difenderne i confini ed a tutelare gli interessi nazionali all'estero, ad esempio per mantenere libere le vie di comunicazioni navali e di afflusso delle materie prime.
Non è invece plausibile che ci si armi per fare la guerra contro una nazione, la Russia, che invece dobbiamo recuperare alla Civiltà Occidentale, sottraendola all'esiziale abbraccio con la Cina e l'Islam estremista, culture, quelli sì regimi, comunista e teocratico, ostili alla Civiltà Occidentale.
La pace in Ucraina, la restituzione dei beni confiscati ai russi, la cancellazione di ogni (ridicolo) provvedimento giudiziario contro Putin e i capi del Cremlino, la riproposizione del G8 con la Russia membro a pieno titolo, sono obiettivi possibili da raggiungere in breve tempo, basta la volontà politica.
La ripresa dei rapporti con la Russia renderebbe superflua la fanfaronata della baronessa tedesca che ci ha detto quanto, ma si è ben guardata dal dirci come intende trovare quegli 800 miliardi da sperperare in armi nell'idea che la Russia sia nostra nemica.
L'Europa si riarmi, certo, ma non per fare la guerra alla Russia, per difendere i propri confini da invasori subdoli, come i clandestini portati dalle ong, ma non per questo meno pericolosi di un esercito.
L'Europa si riarmi per difendere le nazioni sovrane dalle mire di regimi teocratici o socialisti come è accaduto per il Kuwait contro l'Iraq e come potrebbe accadere per Formosa contro la Cina.
Ma ogni nazione deve poterlo decidere in piena autonomia, mantenendo tutto l'armamento sotto il proprio esclusivo comando.
L'unione europea, semmai, la smetta di comportarsi come un contabile fastidioso che impedisce alle nazioni di spendere in base alle proprie necessità, comprimendole in una soffocante cappa chiamata patto di stabilità.

domenica 2 marzo 2025

 Vincere la pace con Trump e Vance o perdere la guerra con Zelensky-

Comunque la si pensi sulla operazione militare speciale in Ucraina della Russia (e personalmente credo che MAI avremmo dovuto rinunciare al gas russo, subendo le bollette che stiamo pagando oggi) ieri è andata in scena in mondovisione la prima, trasparente riunione tra capi di stato.
Eravamo abituati a quei comunicati ipocriti che parlavano di "franco scambio di vedute" e abbiamo potuto invece assistere ad un confronto senza fronzoli, in cui Trump e Vance hanno detto a Zelensky quello che molti di noi avrebbero voluto dirgli da tempo (e anche con meno eleganza).
Abbiamo sperperato denaro per tre anni per supportare quello che, sin dall'inizio, molti di noi vedevano come un comico fallito, regalando la Russia alla Cina, solo perché una consorteria di affaristi in combutta con le lobbies di chi vuole veder deragliare la Civiltà Occidentale, ha provato ad eliminare dal gioco un baluardo della Tradizione: la Russia.
Ma abbiamo anche visto un qualcosa che pochi commentatori (e solo di sfuggita) hanno rilevato: il dopo Trump è in mani sicure.
Il Vicepresidente Vance ha una presenza sulla scena internazionale come mai un vicepresidente ha avuto in precedenza e lo ha dimostrato non solo ieri con Zelensky, ma anche a Monaco con un discorso che si può sottoscrivere in ogni passaggio.
E' certo che l'America che si è svegliata non piaccia ai parrucconi di una unione europea in cui ognuno cerca di acquisire posizioni di vantaggio, senza Valori né Ideali, a scapito dei propri vicini, alla faccia delle parole di facciata.
Difficile sarà il compito della Meloni, domani e Londra e il 6 a Bruxelles, per svolgere quel ruolo da ponte che la sua vicinanza a Trump le ha consegnato, pur nella appartenenza dell'Italia all'unione europea.
Difficile anche perché da un lato subirà le pressioni del Quirinale, da tempo schierato con i falchi da guerra antirussi, dall'altra credo sappia perfettamente che gran parte, se non tutto, il suo elettorato è, sin dall'inizio, orientato più a favore di Putin che di Zelensky.
Con questa vicenda, abbiamo visto come il pacifismo millantato dalla sinistra, si dissolva come neve al sole alla prima occasione in cui i suoi referenti internazionali cambino registro e sostengano le operazioni militari.
Biancaneve e i sette nani, infatti, si sono subito schierati con Zelensky, cioè a favore di chi lo sostiene per continuare una guerra che, oltre a provocare centinaia di migliaia di vittime tra russi e ucraini, allontana la Russia dall'Occidente e allontana i rifornimenti di materie prime della Russia dall'Occidente, impoverendo tutti noi, con bollette energetiche insostenibili nel lungo periodo.
Ma Trump e Vance ci hanno ieri dimostrato che l'America si è svegliata ed è tornata in campo per giocare e non più per subire.