La vicenda delle organizzazioni non governative che ci scaricano i clandestini in casa dopo averli raccolti al limite delle acque territoriali straniere, assume sempre più il carattere di uno scandalo dalle proporzioni colossali.
Il magistrato catanese, pur con tutte le cautele del caso (anche lui tiene famiglia) mi sembra abbia fato capire che ci sono le prove che confermano le sue ipotesi, ma non sono utilizzabili in tribunale.
Probabilmente perchè si tratta di intercettazioni e notizie provenienti non da indagini autorizzate ma da servizi di intelligence o similari.
Ma anche se sono state acquisite senza tutti i timbri della burocrazia degli Azzeccagarbugli, restano sempre prove.
E se così fosse dobbiamo reagire.
Strana la posizione di Alfano, per anni ministro degli interni (e non si era acorto di nulla?) che dà ragione al magistrato mentre il suo successore, come tutti quelli di sinistra, mantiene una posizione ambigua.
Una posizione che crea il sospetto che la finalità dell'invasione dei clandestini sostenuta e appoggiata dalla sinistra, dal vaticano, dall'unione sovietica europea e dalle congreghe finanziarie sia quella di scardinare definitivamente ogni residua Sovranità e Identità Nazionale per trasformare tutto in un ibrido meticciato senza Storia, senza Valori, senza passato e quindi senza futuro.
Vogliono farci diventare un gregge di sudditi.
In tal senso va letta anche la dichiarazione del presidente francese designato dai sondaggi, Macron, divenuto beniamino di tutti gli internazionalisti, contro l'Ungheria e la Polonia.
Sono tutti sospetti fondati che devono essere spazzati via e si può fare recuperando una visione sovranista e nazionalista che, in netta contrapposizione con gli internazionalisti ed europeisti, si richiami alla Identità dei Popoli e delle Nazioni.
Questo deve essere lo scopo principale dei mezzi di comunicazione alternativi, combattendo le fake news dei media ufficiali asserviti al potere delle congreghe internazionali ed europee.
domenica 30 aprile 2017
mercoledì 26 aprile 2017
"Alitalia" Lezione di dignità
Il voto, secco e netto, con il quale i lavoratori dell'Alitalia hanno bocciato l'accordo raggiunto da sindacati, proprietà e governo è, forse inconsapevolmente, una lezione di dignità all'Italia e al mondo intero.
L'accordo si basava su un passo indietro a livello retributivo e normativo, sulla perdita di un migliaio di posti di lavoro per conservare una proprietà, un management e sindacati che sono i veri responsabili della crisi, senza peraltro un progetto industriale che desse un orizzonte di certezze dopo tanti sacrifici.
In altri luoghi e in altre situazioni, basti vedere come accorrono i servi d'europa sotto le insegne di Macron, quell'accordo sarebbe passato per la serie: questa volta io me la cavo e peggio per gli altri.
Fra un paio d'anni avremmo nuovamente avuto la questione sul tavolo e sarebbero stati chiesti ulteriori sacrifici ai lavoratori, mentre nulla viene chiesto indietro ai paperoni della dirigenza e della proprietà, continuando con una politica del carciofo.
L'unica idea buona su Alitalia, dopo trenta anni di suicidio economico, fu quella del 2008 di Berlusconi con la privatizzazione, ma il Cav sbagliò nel far accollare a noi i debiti della vecchia Alitalia senza pretendere in cambio un reale azzeramento del pregresso e senza imporre autentici imprenditori al comando, perchè quelli che presero la Compagnia si dimostrarono solo dei parolai, capaci di ben figurare nei salotti televisivi ma senza incidere sulla efficienza e la produttività di Alitalia.
Sarebbe quindi stato meglio lasciarla fallire allora (e anche prima di allora).
I lavoratori di Alitalia, di cui ho sentito dichiarazioni di tutto rispetto come quella per cui è meglio essere fuori tutti assieme oggi che lasciare fuori solo una parte oggi e un'altra parte domani, hanno risolto il problema che i politici non hanno saputo risolvere e che sindacati e proprietà non avevano interesse a risolvere, preoccupati di mantenere inalterati i loro privilegi e stipendi.
Perchè la lezione di dignità dei lavoratori di Alitalia è una sconfessione del governo, della proprietà e del suo management, ma anche della trimurti sindacale che ha dimostrato di non essere più rappresentativa del mondo del lavoro e di far paura solo ai Gentiloni ed ai Poletti.
Neanche una lira pubblica per Alitalia, che fallisca finalmente, che lo stato si ritiri dal mondo economico per dare fiato a nuove imprese, a nuove aziende che operino libere da vincoli e da gravami in base alla sola legge di mercato.
L'accordo si basava su un passo indietro a livello retributivo e normativo, sulla perdita di un migliaio di posti di lavoro per conservare una proprietà, un management e sindacati che sono i veri responsabili della crisi, senza peraltro un progetto industriale che desse un orizzonte di certezze dopo tanti sacrifici.
In altri luoghi e in altre situazioni, basti vedere come accorrono i servi d'europa sotto le insegne di Macron, quell'accordo sarebbe passato per la serie: questa volta io me la cavo e peggio per gli altri.
Fra un paio d'anni avremmo nuovamente avuto la questione sul tavolo e sarebbero stati chiesti ulteriori sacrifici ai lavoratori, mentre nulla viene chiesto indietro ai paperoni della dirigenza e della proprietà, continuando con una politica del carciofo.
L'unica idea buona su Alitalia, dopo trenta anni di suicidio economico, fu quella del 2008 di Berlusconi con la privatizzazione, ma il Cav sbagliò nel far accollare a noi i debiti della vecchia Alitalia senza pretendere in cambio un reale azzeramento del pregresso e senza imporre autentici imprenditori al comando, perchè quelli che presero la Compagnia si dimostrarono solo dei parolai, capaci di ben figurare nei salotti televisivi ma senza incidere sulla efficienza e la produttività di Alitalia.
Sarebbe quindi stato meglio lasciarla fallire allora (e anche prima di allora).
I lavoratori di Alitalia, di cui ho sentito dichiarazioni di tutto rispetto come quella per cui è meglio essere fuori tutti assieme oggi che lasciare fuori solo una parte oggi e un'altra parte domani, hanno risolto il problema che i politici non hanno saputo risolvere e che sindacati e proprietà non avevano interesse a risolvere, preoccupati di mantenere inalterati i loro privilegi e stipendi.
Perchè la lezione di dignità dei lavoratori di Alitalia è una sconfessione del governo, della proprietà e del suo management, ma anche della trimurti sindacale che ha dimostrato di non essere più rappresentativa del mondo del lavoro e di far paura solo ai Gentiloni ed ai Poletti.
Neanche una lira pubblica per Alitalia, che fallisca finalmente, che lo stato si ritiri dal mondo economico per dare fiato a nuove imprese, a nuove aziende che operino libere da vincoli e da gravami in base alla sola legge di mercato.
domenica 23 aprile 2017
Francia, Un voto anche per noi
Per quanto non ami i francesi, il voto di oggi e il ballottaggio fra due settimane avrà influenza anche per noi Italiani.
La Francia ha sempre menato (ingiustificatamente) vanto di una sorta di autonomia, strettamente legata alla grandeur di De Gaulle.
Sconfitta sul campo, si è seduta per due volte al tavolo delle nazioni vincitrici grazie agli Inglesi e agli Americani, che l'hanno pure collocata tra le cinque potenze con diritto di veto nel consiglio di sicurezza dell'onu.
De Gaulle e i suoi successori, fossero di Centro Destra come Pompidou, Giscard, Chirac e Sarkozy o socialcomunisti come Mitterand e Hollande, hanno sempre preteso uno status particolare nella Nato, facendo mancare la solidarietà durante la liberazione dell'Iraq e supponendo di essere nazione guida in Europa.
A livello mondiale sono però sopravanzati da almeno sei nazioni (Stati Uniti, Regno Unito, Russia, Cina, Germania, Giappone) a livello europeo la Germania è il dominus dell'unione e il ruolo della Francia resta, a fatica, quello di primo gregario.
Ma dopo la Brexit, la Francia o, meglio, i francesi potrebbero dare la spallata definitiva ad una costruzione eretta esclusivamente nell'interesse delle oligarchie di potere.
Inutile fare "propaganda" ricordando la crisi economica, l'incapacità delle forze politiche tradizionali di farvi fronte, l'invasione di clandestini tra i quali si annidano i tagliagola di domani, i Karim, i Mohamed, gli Abdullah che nulla hanno di francese, tranne il timbro sul passaporto (eppure molti di loro possono persino votare per il presidente della Francia !!!).
Inutile ricordare i costi devastanti di una politica di svendita della sovranità nazionale, a tutto beneficio delle oligarchie finanziarie e della Germania.
Marine Le Pen non vincerà, come non poteva vincere in Olanda Wilders o Hofer in Austria, posto che tutti gli altri, TUTTI gli altri, fossero comunisti o popolari, socialisti o liberali o verdi, faranno, come hanno fatto in Olanda e Austria, comunella per impedire il successo di una forza Nazionale.
Sarebbe però importante il segnale di una forte presenza nazionalista, pronta ad assumere il comando se le cose, come penso, dovessero ancora peggiorare in campo economico come nel settore dell'immigrazione e quindi del terrorismo.
Importante è arrivare al ballottaggio.
Poi aumentare la percentuale, chiamando a raccolta tutti i cittadini francesi degni di tale nome.
Diventerebbe importante anche per noi Italiani, per le scelte che dovremo prendere al massimo fra un anno quando saremo chiamati a votare il nuovo parlamento.
La crescita costante delle forze nazionaliste in tutti gli stati europei è l'unica speranza per il nostro futuro, perchè noi Italiani, Inglesi, Francesi, Tedeschi, Spagnoli ..., si possa ancora avere un futuro che non sia nella invasione dei Karim, dei Mohamed e degli Abdullah.
La Francia ha sempre menato (ingiustificatamente) vanto di una sorta di autonomia, strettamente legata alla grandeur di De Gaulle.
Sconfitta sul campo, si è seduta per due volte al tavolo delle nazioni vincitrici grazie agli Inglesi e agli Americani, che l'hanno pure collocata tra le cinque potenze con diritto di veto nel consiglio di sicurezza dell'onu.
De Gaulle e i suoi successori, fossero di Centro Destra come Pompidou, Giscard, Chirac e Sarkozy o socialcomunisti come Mitterand e Hollande, hanno sempre preteso uno status particolare nella Nato, facendo mancare la solidarietà durante la liberazione dell'Iraq e supponendo di essere nazione guida in Europa.
A livello mondiale sono però sopravanzati da almeno sei nazioni (Stati Uniti, Regno Unito, Russia, Cina, Germania, Giappone) a livello europeo la Germania è il dominus dell'unione e il ruolo della Francia resta, a fatica, quello di primo gregario.
Ma dopo la Brexit, la Francia o, meglio, i francesi potrebbero dare la spallata definitiva ad una costruzione eretta esclusivamente nell'interesse delle oligarchie di potere.
Inutile fare "propaganda" ricordando la crisi economica, l'incapacità delle forze politiche tradizionali di farvi fronte, l'invasione di clandestini tra i quali si annidano i tagliagola di domani, i Karim, i Mohamed, gli Abdullah che nulla hanno di francese, tranne il timbro sul passaporto (eppure molti di loro possono persino votare per il presidente della Francia !!!).
Inutile ricordare i costi devastanti di una politica di svendita della sovranità nazionale, a tutto beneficio delle oligarchie finanziarie e della Germania.
Marine Le Pen non vincerà, come non poteva vincere in Olanda Wilders o Hofer in Austria, posto che tutti gli altri, TUTTI gli altri, fossero comunisti o popolari, socialisti o liberali o verdi, faranno, come hanno fatto in Olanda e Austria, comunella per impedire il successo di una forza Nazionale.
Sarebbe però importante il segnale di una forte presenza nazionalista, pronta ad assumere il comando se le cose, come penso, dovessero ancora peggiorare in campo economico come nel settore dell'immigrazione e quindi del terrorismo.
Importante è arrivare al ballottaggio.
Poi aumentare la percentuale, chiamando a raccolta tutti i cittadini francesi degni di tale nome.
Diventerebbe importante anche per noi Italiani, per le scelte che dovremo prendere al massimo fra un anno quando saremo chiamati a votare il nuovo parlamento.
La crescita costante delle forze nazionaliste in tutti gli stati europei è l'unica speranza per il nostro futuro, perchè noi Italiani, Inglesi, Francesi, Tedeschi, Spagnoli ..., si possa ancora avere un futuro che non sia nella invasione dei Karim, dei Mohamed e degli Abdullah.
mercoledì 19 aprile 2017
"Erdogan" Il nemico del mio nemico,diventa mio amico
O, quanto meno, ha le mie simpatie.
A leggere le litanie degli organismi a libro paga della Spectre che trovano difetti di democrazia ogniqualvolta il risultato elettorale non è quello che volevano, Erdogan cresce nella mia simpatia.
Probabilmente non sono il solo a pensarla così, visto che Trump, nonostante i condizionamenti (ricatti ?) che subisce, ha telefonato per complimentarsi per la sua vittoria (Obama rimase a lungo silente, senza condannare il tentativo di colpo di stato che, forse, sperava riuscisse) mentre Putin ha ribadito che gli affari interni di uno stato sono, per l'appunto, affari interni, riecheggiando quel "Let Poland Be Poland" di Reagan e della Thatcher negli anni ottanta.
Invece la osce, l'onu, l'unione sovietica europea, la Merkel e (pensate un po' !) Alfano, Hollande e Juncker, sempre con il ditino alzato ad ammonire, a pretendere, a impartire lezioni non richieste.
Prima a sminuire il 51,4% (Renzi avrebbe fatto le capriole nel letame se lo avesse ottenuto il 4 dicembre ...) poi a imbeccare le opposizioni interne alla Turchia per contestare questo e quello.
Prima vogliono il voto, poi lo contestano.
Come con la Brexit o con l'elezione di Trump.
Davanti a quei nanerottoli, Erdogan sembra un gigante.
E mi sarebbe piaciuto se Berlusconi nel novembre 2011 avesse reagito con la stessa reazione di carattere di cui Erdogan ha dato prova dopo il tentato colpo di stato di luglio 2016.
A leggere le litanie degli organismi a libro paga della Spectre che trovano difetti di democrazia ogniqualvolta il risultato elettorale non è quello che volevano, Erdogan cresce nella mia simpatia.
Probabilmente non sono il solo a pensarla così, visto che Trump, nonostante i condizionamenti (ricatti ?) che subisce, ha telefonato per complimentarsi per la sua vittoria (Obama rimase a lungo silente, senza condannare il tentativo di colpo di stato che, forse, sperava riuscisse) mentre Putin ha ribadito che gli affari interni di uno stato sono, per l'appunto, affari interni, riecheggiando quel "Let Poland Be Poland" di Reagan e della Thatcher negli anni ottanta.
Invece la osce, l'onu, l'unione sovietica europea, la Merkel e (pensate un po' !) Alfano, Hollande e Juncker, sempre con il ditino alzato ad ammonire, a pretendere, a impartire lezioni non richieste.
Prima a sminuire il 51,4% (Renzi avrebbe fatto le capriole nel letame se lo avesse ottenuto il 4 dicembre ...) poi a imbeccare le opposizioni interne alla Turchia per contestare questo e quello.
Prima vogliono il voto, poi lo contestano.
Come con la Brexit o con l'elezione di Trump.
Davanti a quei nanerottoli, Erdogan sembra un gigante.
E mi sarebbe piaciuto se Berlusconi nel novembre 2011 avesse reagito con la stessa reazione di carattere di cui Erdogan ha dato prova dopo il tentato colpo di stato di luglio 2016.
sabato 15 aprile 2017
Reddito di inclusione
Uno dei provvedimenti che Gentiloni si appunta all'occhiello è il cosiddetto "reddito di inclusione.
Si tratta di denaro proveniente dalle tasse degli Italiani (perchè non viene prelevato dai conti di Gentiloni o di Renzi !) e destinato a fornire una sussistenza a chi vive al di sotto del livello di povertà.
Si parla di 1,5-2 milioni di soggetti.
Come al solito vengono messi in luce gli aspetti (più assistenzialisti che solidaristici) e viene taciuto che si tratta di un altro fardello caricato sulle tasche degli Italiani senza una adeguata copertura.
Quello che non ho ancora capito e che non viene detto a chiare lettere è se questo reddito di inclusione riguarda solo gli Italiani per nazionalità, anche quelli per cittadinanza o, addirittura, gli immigrati che neppure hanno (per fortuna) la nostra cittadinanza.
Nel primo caso la scelta sarebbe comunque sbagliata, ma solo sotto un profilo economico, perchè non è con l'assistenzialismo che si risolverebbe il problema della povertà, bensì aiutando ad espandersi una economia che, per poterlo fare, deve essere più libera con
meno tasse,
meno burocrazia,
meno regole e
meno, anzi impedendo ogni invasione di campo nei magistrati nell'economia e nella politica.
In tal modo si libererebbero energie che riuscirebbero a dare impulso, grazie anche alla fantasia italiana, alla nostra crescita economica.
Ma ci può stare che, almeno in una fase iniziale, si aiutino con i soldi pubblici quelli che sono al di sotto del livello di povertà, perchè bisogna pensare agli Italiani veri.
Sbagliata anche sotto il profilo politico e sociale la scelta se si indirizzasse anche agli immigrati.
Sarebbe come incentivarli ad arrivare in Italia, loro Bengodi, dove quei coglioni di Italiani pagano le tasse per mantenerli.
Allora il reddito di inclusione diventerebbe una nuova arma nele mani della Spectre per eliminare dal gioco noi Italiani e sostituirci con soggetti maggiormente disponibili e manovrabili.
#Alloradicono.
Buona Pasqua.
Si tratta di denaro proveniente dalle tasse degli Italiani (perchè non viene prelevato dai conti di Gentiloni o di Renzi !) e destinato a fornire una sussistenza a chi vive al di sotto del livello di povertà.
Si parla di 1,5-2 milioni di soggetti.
Come al solito vengono messi in luce gli aspetti (più assistenzialisti che solidaristici) e viene taciuto che si tratta di un altro fardello caricato sulle tasche degli Italiani senza una adeguata copertura.
Quello che non ho ancora capito e che non viene detto a chiare lettere è se questo reddito di inclusione riguarda solo gli Italiani per nazionalità, anche quelli per cittadinanza o, addirittura, gli immigrati che neppure hanno (per fortuna) la nostra cittadinanza.
Nel primo caso la scelta sarebbe comunque sbagliata, ma solo sotto un profilo economico, perchè non è con l'assistenzialismo che si risolverebbe il problema della povertà, bensì aiutando ad espandersi una economia che, per poterlo fare, deve essere più libera con
meno tasse,
meno burocrazia,
meno regole e
meno, anzi impedendo ogni invasione di campo nei magistrati nell'economia e nella politica.
In tal modo si libererebbero energie che riuscirebbero a dare impulso, grazie anche alla fantasia italiana, alla nostra crescita economica.
Ma ci può stare che, almeno in una fase iniziale, si aiutino con i soldi pubblici quelli che sono al di sotto del livello di povertà, perchè bisogna pensare agli Italiani veri.
Sbagliata anche sotto il profilo politico e sociale la scelta se si indirizzasse anche agli immigrati.
Sarebbe come incentivarli ad arrivare in Italia, loro Bengodi, dove quei coglioni di Italiani pagano le tasse per mantenerli.
Allora il reddito di inclusione diventerebbe una nuova arma nele mani della Spectre per eliminare dal gioco noi Italiani e sostituirci con soggetti maggiormente disponibili e manovrabili.
#Alloradicono.
Buona Pasqua.
martedì 11 aprile 2017
Non siano i magistrati a fare le liste elettorali
A Genova un magistrato ha accolto il ricorso di chi era stato votato dai grillini come candidato sindaco, ma repentinamente silurato da Grillo, quale garante della "ortodossia" del movimento.
A me sembra la solita invasione di campo di un magistrato.
La scelta dei candidati dei partiti spetta ai partiti, in base alle loro regole interne.
Se Grillo è, come è, il garante del movimento, mettendoci la sua faccia, il suo nome, le sue risorse, le sue idee, è lui che può avallare o meno le candidature, non certo un magistrato.
Questo vale per la scelta dei candidati all'interno di qualsiasi partito, ma anche per la composizione delle liste elettorali e la permanenza degli eletti nei rispettivi incarichi.
Non esiste proprio che ci sia una "legge Severino" che possa far destituire qualcuno solo perchè condannato, a prescindere dal sostegno popolare che questi ha.
Infatti tale aberrazione è stata utilizzata solo per liquidare Berlusconi e fare un favore alla sinistra.
Esattamente come la decisione del giudice di Genova è un favore alla sinistra se i grillini non potranno candidare uno dei loro (ma che sia dei loro realmente e questo non può deciderlo un magistrato, ma solo Grillo, il garante).
E se finora la sinistra ha beneficiato di queste invasioni di campo della magistratura, ci pensi prima di fare spallucce e lasciare che le cose continuino così, perchè verrà un giorno in cui arriverà un magistrato che li colpirà, come hanno colpito gli altri.
Esattamente come l'uso improprio dei referendum, spesso utilizzati come clava dai comunisti nella prima e seconda repubblica e che hanno subito come una clava il 4 dicembre 2016.
Anche in FI non si cerchino i salvatori della patria per completare le liste...ma si guardi al proprio interno.
A me sembra la solita invasione di campo di un magistrato.
La scelta dei candidati dei partiti spetta ai partiti, in base alle loro regole interne.
Se Grillo è, come è, il garante del movimento, mettendoci la sua faccia, il suo nome, le sue risorse, le sue idee, è lui che può avallare o meno le candidature, non certo un magistrato.
Questo vale per la scelta dei candidati all'interno di qualsiasi partito, ma anche per la composizione delle liste elettorali e la permanenza degli eletti nei rispettivi incarichi.
Non esiste proprio che ci sia una "legge Severino" che possa far destituire qualcuno solo perchè condannato, a prescindere dal sostegno popolare che questi ha.
Infatti tale aberrazione è stata utilizzata solo per liquidare Berlusconi e fare un favore alla sinistra.
Esattamente come la decisione del giudice di Genova è un favore alla sinistra se i grillini non potranno candidare uno dei loro (ma che sia dei loro realmente e questo non può deciderlo un magistrato, ma solo Grillo, il garante).
E se finora la sinistra ha beneficiato di queste invasioni di campo della magistratura, ci pensi prima di fare spallucce e lasciare che le cose continuino così, perchè verrà un giorno in cui arriverà un magistrato che li colpirà, come hanno colpito gli altri.
Esattamente come l'uso improprio dei referendum, spesso utilizzati come clava dai comunisti nella prima e seconda repubblica e che hanno subito come una clava il 4 dicembre 2016.
Anche in FI non si cerchino i salvatori della patria per completare le liste...ma si guardi al proprio interno.
lunedì 10 aprile 2017
Difendersi per non soccombere
Ho letto che il questore di Milano ha dichiarato di non aver mai smesso di firmare dinieghi per il porto d'armi da quando è arrivato a Milano.
Ho colto (spero di sbagliarmi) un qualche compiacimento nell'affermazione, lo stesso che coglievo quando andavo in qualche ufficio pubblico e l'addetto mi rimandava indietro per qualche marginale (se mai ci fosse stata ...) imperfezione dell'atto che volevo depositare o dell'iscrizione che volevo fare.
Un compiacimento che, se fosse reale, sarebbe non solo ingiustificato ma rappresentativo di una arroganza statalista, da burocrate di stato, che vuole vietare (mi auguro con serie motivazioni) a cittadini onesti di combattere almeno ad armi pari con i delinquenti, visto che lo stato, pagato per farlo con le nostre tasse, non riesce a proteggerci.
Personalmente sono un fautore dell'introduzione del secondo emendamento della costituzione americana anche nel nostro ordinamento.
Portare armi è, per un cittadino di nazionalità italiana, un diritto naturale, legittimato dal solo fatto di essere messo in grado di poter difendere se stesso, i propri cari e i propri beni dalle aggressioni che oggi, sempre più spesso, arrivano da stranieri frettolosamente accolti in Italia e privi di qualsiasi controllo.
Essere armati significa poter anche difendere i più deboli aggrediti, sempre più spesso, nelle strade da bande di delinquenti che, quasi sempre, si scopre essere di immigrati.
Vietare senza una motivazione seria (e mi viene in mente solo una ragione sanitaria o un lungo pregresso curriculum di violenza certificato da condanne passate in giudicato) è un abuso, una prepotenza tipica degli stati assoluti di stampo europeo del diciottesimo e diciannovesimo secolo.
Preferisco, senza alcun dubbio, il giudice di Treviso che ha riconosciuto come lo stato non ci difenda e che, per tale ragione, ha dichiarato che avrebbe circolato armato.
Magari al questore di Milano farebbe bene una esperienza come quella del giudice trevigiano ... ma già, sicuramente il questore che nega il porto d'armi ai cittadini, lui può girare armato fino ai denti.
Ho colto (spero di sbagliarmi) un qualche compiacimento nell'affermazione, lo stesso che coglievo quando andavo in qualche ufficio pubblico e l'addetto mi rimandava indietro per qualche marginale (se mai ci fosse stata ...) imperfezione dell'atto che volevo depositare o dell'iscrizione che volevo fare.
Un compiacimento che, se fosse reale, sarebbe non solo ingiustificato ma rappresentativo di una arroganza statalista, da burocrate di stato, che vuole vietare (mi auguro con serie motivazioni) a cittadini onesti di combattere almeno ad armi pari con i delinquenti, visto che lo stato, pagato per farlo con le nostre tasse, non riesce a proteggerci.
Personalmente sono un fautore dell'introduzione del secondo emendamento della costituzione americana anche nel nostro ordinamento.
Portare armi è, per un cittadino di nazionalità italiana, un diritto naturale, legittimato dal solo fatto di essere messo in grado di poter difendere se stesso, i propri cari e i propri beni dalle aggressioni che oggi, sempre più spesso, arrivano da stranieri frettolosamente accolti in Italia e privi di qualsiasi controllo.
Essere armati significa poter anche difendere i più deboli aggrediti, sempre più spesso, nelle strade da bande di delinquenti che, quasi sempre, si scopre essere di immigrati.
Vietare senza una motivazione seria (e mi viene in mente solo una ragione sanitaria o un lungo pregresso curriculum di violenza certificato da condanne passate in giudicato) è un abuso, una prepotenza tipica degli stati assoluti di stampo europeo del diciottesimo e diciannovesimo secolo.
Preferisco, senza alcun dubbio, il giudice di Treviso che ha riconosciuto come lo stato non ci difenda e che, per tale ragione, ha dichiarato che avrebbe circolato armato.
Magari al questore di Milano farebbe bene una esperienza come quella del giudice trevigiano ... ma già, sicuramente il questore che nega il porto d'armi ai cittadini, lui può girare armato fino ai denti.
sabato 8 aprile 2017
Meno ideologia e più concretezza
Il bombardamento ordinato da Trump ci dice che gli Stati Uniti non sono più la tigre di carta che erano con Obama e questo è un bene.
Ma l'obiettivo è sbagliato.
E questo è un male.
Noi dobbiamo guardare al nostro interesse e il nostro interesse è articolato essenzialmente su tre punti che, nell'ordine di importanza sono:
1) bloccare l'invasione degli immigrati africani, asiatici e sud americani che trovano nelle vicende siriane una scusa per inglobarsi nel magmatico mondo dei cosiddetti "profughi" accampando il "diritto" a farsi accogliere e mantenere;
2) nello specifico evitare che la Siria possa diventare un santuario del terrorismo come fu l'Afghanistan;
3) riportare l'ordine pacificando la zona, anche forzatamente, manu militari, come facevano i Romani (la "pax romana" era fondata sull'annientamento di chi si ribellava).
La scelta di Obama di sostenere le ribellioni islamiste nei paesi arabi si è dimostrata altamente nociva, quindi, per quanto possa ripugnare, ha visto bene Putin nel sostenere Assad, nell'interesse di tutti noi.
Trump farebbe bene a riprendere il filo della sua campagna elettorale, accordandosi con Putin per riportare l'ordine in Siria, eliminando in modo concertato con la Russia tutte le sacche di ribellione e dando congiuntamente la caccia ai terroristi.
Questo consentirebbe di evitare che la Siria possa diventare una base dalla quale i terroristi possano organizzare attentati a casa nostra e toglierebbe anche ogni ragione per le immigrazioni di massa verso casa nostra.
Ci vuole, oggi, più concretezza e meno ideologia.
Il buonismo lasciamolo ai Gentiloni che, informato di seconda mano dell'attacco americano, ha dimostrato quanto poco conti l'Italia dei successori di Berlusconi.
Ma l'obiettivo è sbagliato.
E questo è un male.
Noi dobbiamo guardare al nostro interesse e il nostro interesse è articolato essenzialmente su tre punti che, nell'ordine di importanza sono:
1) bloccare l'invasione degli immigrati africani, asiatici e sud americani che trovano nelle vicende siriane una scusa per inglobarsi nel magmatico mondo dei cosiddetti "profughi" accampando il "diritto" a farsi accogliere e mantenere;
2) nello specifico evitare che la Siria possa diventare un santuario del terrorismo come fu l'Afghanistan;
3) riportare l'ordine pacificando la zona, anche forzatamente, manu militari, come facevano i Romani (la "pax romana" era fondata sull'annientamento di chi si ribellava).
La scelta di Obama di sostenere le ribellioni islamiste nei paesi arabi si è dimostrata altamente nociva, quindi, per quanto possa ripugnare, ha visto bene Putin nel sostenere Assad, nell'interesse di tutti noi.
Trump farebbe bene a riprendere il filo della sua campagna elettorale, accordandosi con Putin per riportare l'ordine in Siria, eliminando in modo concertato con la Russia tutte le sacche di ribellione e dando congiuntamente la caccia ai terroristi.
Questo consentirebbe di evitare che la Siria possa diventare una base dalla quale i terroristi possano organizzare attentati a casa nostra e toglierebbe anche ogni ragione per le immigrazioni di massa verso casa nostra.
Ci vuole, oggi, più concretezza e meno ideologia.
Il buonismo lasciamolo ai Gentiloni che, informato di seconda mano dell'attacco americano, ha dimostrato quanto poco conti l'Italia dei successori di Berlusconi.
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