Il bombardamento ordinato da Trump ci dice che gli Stati Uniti non sono più la tigre di carta che erano con Obama e questo è un bene.
Ma l'obiettivo è sbagliato.
E questo è un male.
Noi dobbiamo guardare al nostro interesse e il nostro interesse è articolato essenzialmente su tre punti che, nell'ordine di importanza sono:
1) bloccare l'invasione degli immigrati africani, asiatici e sud americani che trovano nelle vicende siriane una scusa per inglobarsi nel magmatico mondo dei cosiddetti "profughi" accampando il "diritto" a farsi accogliere e mantenere;
2) nello specifico evitare che la Siria possa diventare un santuario del terrorismo come fu l'Afghanistan;
3) riportare l'ordine pacificando la zona, anche forzatamente, manu militari, come facevano i Romani (la "pax romana" era fondata sull'annientamento di chi si ribellava).
La scelta di Obama di sostenere le ribellioni islamiste nei paesi arabi si è dimostrata altamente nociva, quindi, per quanto possa ripugnare, ha visto bene Putin nel sostenere Assad, nell'interesse di tutti noi.
Trump farebbe bene a riprendere il filo della sua campagna elettorale, accordandosi con Putin per riportare l'ordine in Siria, eliminando in modo concertato con la Russia tutte le sacche di ribellione e dando congiuntamente la caccia ai terroristi.
Questo consentirebbe di evitare che la Siria possa diventare una base dalla quale i terroristi possano organizzare attentati a casa nostra e toglierebbe anche ogni ragione per le immigrazioni di massa verso casa nostra.
Ci vuole, oggi, più concretezza e meno ideologia.
Il buonismo lasciamolo ai Gentiloni che, informato di seconda mano dell'attacco americano, ha dimostrato quanto poco conti l'Italia dei successori di Berlusconi.
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