Troppe norme e troppi controllori non servono alla sicurezza
sul lavoro-
Quattro sono i temi di cui vorrei scrivere oggi: la sicurezza sul lavoro, i due
frettolosi pronunciamenti del parlamento europeo a fine mandato su clandestini
e aborto (e connessi) e, tanto per cambiare, l'ennesimo episodio di malcostume
politico che porta a dimissioni di politici che sono semplicemente indagati
dalla magistratura con il corollario di bavosi giustizialisti.
Sperando di poter sviluppare gli altri temi nei prossimi giorni (anche se
saranno diventati progressivamente superati, da altri eventi di interesse
generale) inizio dalla sicurezza sul lavoro, anche perchè la vicenda trova
nuova linfa da un grave incidente.
La sicurezza sul lavoro è un tema sempre verde, che i sindacati cavalcano in
occasioni particolarmente sensibili e, come nei giorni di oggi, sfruttano per
buttarla in politica, per portare fieno alla cascina cattocomunista come lo
sciopero di ieri di Landini e Bombardieri, finalizzato unicamente ad attaccare
il Governo di Centro Destra e non certo a formulare proposte positive per la
soluzione del problema.
Alla fine non posso che concludere che è impossibile prevenire ogni eventualità
di incidente, neppure bloccando completamente le attività per adempiere ad ogni
più marginale adempimento che possa venire in mente ad un cervello
particolarmente maniacale.
Fatalità, imperizia, superficialità e, ex contrario, persino eccesso di
confidenza, sono sempre in agguato, soprattutto là dove si compiono azioni
ripetitive, che si ritiene di aver assimilato e di esserne completamente
padroni.
Questo non vuol dire che si debba rinunciare a perseguire una ideale, totale
sicurezza, ma solo che, in presenza di un rischio sempre possibile e mai
eludibile, occorre contemperare le esigenze di produttività e di sicurezza,
accettando che quel rischio esista e possa, talvolta (pochissime volte
considerati tutti i luoghi lavorativi che abbiamo in Italia, tanto vero è che
ogni incidente diventa motivo di notizia da prima pagina cosa che non
accadrebbe se fosse una occorrenza diffusa), concretizzarsi in un incidente.
In particolare non può esserci una legge uguale per tutte le situazioni
lavorative, nè un esercito di guardiani, pasdaran della sicurezza del lavoro,
che blocchino le attività produttive per eseguire tutti i controlli necessari
ad autorizzare un cantiere.
Se mai si avesse la sventura di voler prendere in parola Landini e applicare le
sue teorie, l'Italia fallirebbe per il blocco di ogni attività in pochi mesi.
Landini dice quello che dice perchè non ha responsabilità, se non quella di
indirizzare la cgil nei pascoli voluti dal pci/pds/ds/pd, con quella
collateralità che inficia i principi enunciati come si è visto quando dalla
cgil non arrivò neppure una flebile flatulenza contro l'estromissione dal
lavoro e dallo stipendio di migliaia di cittadini lavoratori che non si erano
sottoposti all'iniezione di stato.
Le troppe leggi uccidono non solo l'economia, ma anche la sicurezza stessa
dell'ambiente di lavoro.
Probabilmente la sicurezza sul lavoro è materia troppo seria per lasciarla ai
comizi dei sindacalisti ed è ora che torni di competenza aziendale, in un
quadro normativo sintetico di carattere generale e più specifico per settori,
di sanzioni che non lascino spazio a dubbi nè a scarichi di responsabilità che
poi, come abbiamo sempre visto in ogni incidente, sono materia di sofismi da
parte degli avvocati che allungano i processi fino alla prescrizione.
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