martedì 29 luglio 2025

 Ancora fiele per Macron-

È di ieri sera la comunicazione dell’avvenuto accordo tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti in materia di dazi.
La questione è talmente complessa — e riguarda la pressoché totalità della gamma merceologica, ognuna con le sue specificità — che, anche disponendo del testo completo con i termini esatti dell’accordo, sarebbe impossibile esprimere una valutazione che non sia di carattere generale.
E, come spesso accade, le valutazioni di carattere generale fanno prevalere l’aspetto politico su quello tecnico, il quale potrebbe vedere, ad esempio, i produttori di tondini lamentarsi e quelli di parmigiano brindare.
Sul piano politico, l’accordo è un fatto positivo: i 27 Paesi dell’Unione e gli Stati Uniti appartengono alla stessa famiglia occidentale, soprattutto in un contesto in cui il nemico, per entrambi, si chiama Cina.
Chiudere — peraltro in soli sei mesi, dal 20 gennaio, giorno in cui Donald Trump è entrato alla Casa Bianca — una vertenza di tale portata, mi sembra un buon auspicio per il futuro.
Nel merito, è vero che Trump appare come il "padrone" che ha fatto "saltare" la Von der Leyen a suo piacimento, ed è altrettanto vero che leader come Macron e Sánchez — capofila dei "talebani" del bazooka contro gli USA — si ritrovano ora a incassare l’ennesima sconfitta, ad abbozzare e a ingoiare il fiele dell’accordo.
Ma, se consideriamo il punto di partenza, come già ricordato in passato, non si tratta di un regalo agli Stati Uniti, bensì di un riequilibrio rispetto a un rapporto commerciale squilibrato da tempo, iniziato ben prima dei dazi: con imposizioni fiscali, regole restrittive, esclusioni di categorie merceologiche motivate con l’ambientalismo, frutto della bulimica produzione legislativa dell’Unione Europea.
Personalmente, sono favorevole a un Mercato libero da ogni imposizione e tassazione, in cui "vince" il prodotto che, per qualità e prezzo, viene premiato dai cittadini che lo acquistano.
Ovviamente, per i prodotti (che provengono essenzialmente dalla Cina e da altri mercati orientali) il cui costo è alterato da sfruttamento dei lavoratori, inosservanza delle norme sanitarie e di sicurezza sul lavoro, o da sussidi statali volti ad abbattere i prezzi, allora sì, devono essere applicati dazi per riequilibrare i costi.
Non ho ancora sentito le lamentele che mi aspetto dai produttori dei vari settori (a parte quelle dei cattocomunisti, che oltre a produrre solo chiacchiere e non beni o servizi, danno comunque la colpa alla Meloni — per un accordo definito dalla Von der Leyen — dopo averle intimato di non interferire nelle trattative europee).
Ma è quasi un “atto dovuto”: tentare di ottenere, dall’Unione o dall’Italia, un "aiutino", con la scusa del rimborso per maggiori costi o altre agevolazioni.
Mi aspetto quindi una lunga lista di richieste per ottenere benefici, rottamazioni, bonus e ogni altro vantaggio — tutto a debito della collettività. E spero che il Governo sappia dire qualche "no".
L’accordo potrebbe anche rivelarsi benefico in prospettiva: il riequilibrio imposto da Trump e le sue critiche alle manie ambientaliste sulle cosiddette rinnovabili e pale eoliche potrebbero dare impulso a chi sostiene la necessità di ridurre i costi e abbattere le barriere ideologiche del mercato interno.
Barriere finalizzate a imporre un cambiamento nel modello di sviluppo e nello stile di vita dei cittadini, che però non rispecchia il sentimento dei Popoli e delle Nazioni europee e si traduce solo in costi.
Intanto, nel momento in cui scrivo — oggi prima del solito, perché piove e ci sono 18 gradi — la Borsa guadagna l’1%, ha superato i 41mila punti e lo spread è sceso a 86.
Forse la pioggia è alimentata dalle lacrime della Schlein e dei suoi sette nani che le fanno la e da corte, perché la Meloni, lungi dall’affossare l’Italia come vaticinavano tre anni fa, la sta risanando.
E a essere isolati, oggi, nell’Unione Europea, non è il nostro Presidente, ma i loro amichetti.

domenica 27 luglio 2025

Riflessioni sotto l’ombrellone...
Uno Stato mai esistito-
Lo "Stato di Palestina" è una costruzione politica recente: non è mai esistito nella storia. Esiste, sì, una regione geografica, la Palestina, che nei secoli ha visto susseguirsi dominazioni diverse: popoli pre-romani, Romani (prima quelli veri, poi i Bizantini), Crociati, Ottomani, Inglesi. In quella terra vivevano principalmente popolazioni semite, fra cui gli ebrei erano storicamente prevalenti, ma mai fu creato uno Stato chiamato Palestina.
Il progetto del dopoguerra
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la comunità internazionale decise di costituire uno Stato ebraico, Israele, e parallelamente uno Stato arabo. Israele nacque, ma lo Stato arabo no, non per colpa degli ebrei (che ancora non avevano costituito Israele), bensì a causa dell’ostilità dei Paesi arabi confinanti, che rifiutarono il progetto e istigarono la popolazione araba locale a fuggire o a prendere le armi.
Nel frattempo, Gaza fu annessa all’Egitto e la Cisgiordania alla Giordania. Invece di creare uno Stato arabo, si preferì tentare di distruggere Israele. Le guerre che seguirono, dal 1948 in poi, consolidarono l’esistenza di Israele, che fu infine riconosciuto (obtorto collo) dagli Stati arabi vicini.
Palestinesi e manipolazione
La popolazione araba locale, che rifiutò la cittadinanza israeliana (anche se esistono oggi cittadini arabi israeliani, con partiti e rappresentanti alla Knesset), fu strumentalizzata dai leader arabi. Questo ha alimentato un bacino di instabilità da cui sono emersi terroristi responsabili di dirottamenti, attentati e stragi per oltre settant’anni.
Alla fine, la popolazione araba venne cacciata dalla Giordania, riversandosi in Cisgiordania e a Gaza. In Libano e Siria creò instabilità, esportando violenza e terrorismo. A Gaza, territorio egiziano poi occupato da Israele, la popolazione scelse Hamas attraverso regolari elezioni, staccandosi da Al-Fatah in Cisgiordania.
Al-Fatah, fondata da Arafat, è passata dal terrorismo al tentativo di presentarsi come una leadership nazionale. Ma la cosiddetta "Autorità Nazionale Palestinese" non controlla realmente un territorio in modo sovrano. Tuttavia, molti (in primis l’ONU) continuano a fingere che si tratti di uno Stato.
La finzione dello “Stato palestinese”
Parlare oggi di “Stato palestinese” è una finzione politica. Uno Stato, per esistere, deve avere:
un territorio definito;
controllo civile e amministrativo;
forze dell’ordine e difesa regolare.
Nessuna di queste condizioni si verifica né a Gaza né in Cisgiordania. Lo Stato arabo non nacque per colpa dell’ostilità araba originaria, e oggi sopravvive nella retorica anti-israeliana dell’Iran e dei suoi proxy: Hamas, Hezbollah, Houthi.
Macron e l’Occidente miope
In questo contesto, Emmanuel Macron, presidente francese rieletto solo per bloccare Marine Le Pen, cerca un rilievo internazionale che in patria gli è ormai negato. Di recente ha dichiarato che la Francia riconoscerà lo Stato palestinese a settembre: un gesto tanto inutile quanto dannoso.
Macron non aiuta la causa della popolazione civile palestinese, che ha già pagato un prezzo altissimo per le scelte dei propri leader e che, spesso sotto minaccia o violenza, ha dovuto obbedire a Hamas. Peggio ancora fanno certi politici italiani di sinistra, pronti a salire sul carro di un leader perdente e sempre più isolato anche tra i suoi alleati europei.
L’approccio italiano
Pur non condividendo pienamente l’approccio del Governo Meloni, che sostiene la soluzione dei due Stati, lo ritengo più realistico. L’idea presuppone il riconoscimento reciproco tra Israele e Palestina, ma solo dopo:
il riconoscimento del diritto di Israele a esistere;
la liberazione totale e incondizionata degli ostaggi israeliani, vivi e morti.
Conclusione
L’idea di ricollocare i palestinesi altrove appare irrealistica. Quale Paese accetterebbe oggi milioni di persone con una storia così complessa, segnata da guerre, tensioni e infiltrazioni terroristiche?
Piuttosto, forse l’unica strada possibile è l’integrazione graduale di quella popolazione nello Stato di Israele, come avvenuto per gli arabi israeliani, in una convivenza reale, protetta e regolata, se ancora possibile, se ancora accettabile da Gerusalemme.



mercoledì 23 luglio 2025

 Italia vota no alla proposta OMS -

L'Italia ha formalmente respinto gli emendamenti 2024 al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) – adottati dalla 77ª Assemblea Mondiale della Sanità – inviando una lettera al DG Tedros Ghebreyesus il 18 luglio 2025, esercitando il diritto di opposizione previsto all'articolo 61 del regolamento-
Perché l’Italia ha detto "no"
Difesa della sovranità nazionale: secondo il ministro Schillaci, gli emendamenti avrebbero potuto dare all’OMS poteri eccessivi nel gestire emergenze sanitarie (lockdown, obblighi vaccinali, misure informative) senza il consenso dei singoli Stati -
Allineamento con gli USA: la scelta italiana segue quella dell’amministrazione Trump negli USA, che ha respinto gli stessi emendamenti per ragioni simili: paura di limitazioni alle libertà civili e all’autonomia decisionale nazionale -
🔥 Le reazioni principali
👍 A favore del "no":
Alcuni partiti di Governo elogiano la decisione come “difesa della sovranità nazionale” -
👎 Critiche dall’opposizione:
PD, M5S, Azione, Più Europa attaccano la decisione come “appoggio a posizioni trumpiane”, isolazionismo, e rischio per la cooperazione sanitaria globale -
Francesco Boccia (PD) definisce la scelta “assurda e pericolosa”, per l’allontanamento dal sistema di risposta collettiva dell’OMS -
🧭 OMS reagisce:
Tedros Ghebreyesus ha risposto pubblicamente via X (ex Twitter), esprimendo disappunto e richiamando l’importanza degli accordi multilaterali -
Cosa succederà ora?
Gli emendamenti non entreranno in vigore in Italia il 19 settembre 2025, come previsto per i paesi che non si sono opposti formalmente -
L’Italia sarà quindi esclusa dalle nuove disposizioni che riguardano definizioni di “emergenza pandemica”, equità globale e meccanismi di risposta multilaterale.
🚩 In sintesi
Aspetto Dettagli
Cosa Rigetto in blocco degli emendamenti RSI-OMS 2024
Quando Lettera del 18 luglio 2025, efficacia al 19 settembre
Perché Salvaguardia della sovranità e timori di poteri OMS troppo centralizzati
Conseguenze Italia esclusa da nuovi provvedimenti, polemiche politiche intense

domenica 13 luglio 2025

 Immaturi e ignoranti-

Credo ci sia stato un film, una commedia all'italiana, qualche anno fa, che fosse titolato "Immaturi".
Raccontava la vicenda (di fantasia, poi in questi giorni leggiamo che quattro anni dopo la laurea all'Università di Modena e Reggio alcuni laureati si vedono annullare il loro titolo non per colpa loro) di un gruppo di diplomati che, anni dopo la maturità, vedono annullata la prova e la devono ripetere.
Nel caso di questi giorni, invece, nessuno osa qualificare come immaturi quegli studenti che si stanno rifiutando di rispondere all'esame orale e, ciononostante, vengono promossi.
La loro motivazione è una baggianata che solo una società debole e decadente può considerare degna di essere presa in considerazione: la scuola, i professori che mi interrogano non sono realmente interessati a quello che sono, che faccio, alle mie aspirazioni.
E' un gnè gnè che, ai miei tempi, neppure i più somari avrebbero avuto l'ardire di sollevare ed io ho dato la maturità in tempi diversi, quando già era stata resa molto facile e le percentuali di promossi veleggiavano oltre il 90%.
Quello a cui assistiamo è un altro passo verso la dissoluzione della nostra Civiltà, la perdita della forza propulsiva di una Gente che tanto ha dato all'Umanità ma sembra non essere più in grado di sollevarsi dalle miserie buoniste.
Quelli che rifiutano di sostenere l'esame orale, sono i ragazzi del covid, quelli della didattica a distanza e, a seguire, quelli del bonus psicologi.
Tenuti nella bambagia, cresciuti nel timore, nella paura, nel lavaggio del cervello dello "state a casa" di contiana memoria o del "non ti vaccini, ti ammali muori o fai morire" di Draghi.
Scopro che studenti ai quali la Commissione d'esame avrebbe dovuto, figurativamente, restituire immediatamente il libretto dicendo: torni il prossimo anno, vengono invece promossi grazie ad un complesso meccanismo fondato sulla paura dei commissari e della istituzione scolastica di cause, processi e ricorsi.
Il Ministro Valditara, che pure qualche provvedimento l'ha assunto come quello sui cellulari o sul ripristino del latino dalla seconda media, invece di dire che chi non risponde alle domande deve essere bocciato, se non altro perchè con il suo comportamento dimostra immaturità, proprio per evitare ricorsi e processi, minaccia che solo per il prossimo anno sarà esplicitata tale ovvietà.
Così stanno proliferando i casi di chi non risponde e sfanga una interrogazione di un'ora, applicando il principio per cui è meglio stare zitti lasciando il dubbio di non sapere, invece di aprire bocca dandone la certezza.
Questi qui che non rispondono, sono i futuri medici, magistrati, ingegneri ... poi non chiedeteci di fidarci degli esperti !
Temo che l'Umanità non abbia un futuro e che solo un evento profondamente traumatico, violento, che scuota le coscienze e obblighi tutti noi ad alzare il culo dalle nostre comode poltrone, potrebbe rimetterci in carreggiata.
Il famoso Asteroide, metafora di un'Apocalisse che sembra arrivi comunque senza tanti squilli di tromba, anzi nel silenzio di un candidato alla maturità che "a domanda non rispose".

mercoledì 9 luglio 2025

 A proposito di ius scholae-

Capisco Tajani che deve, in qualche modo, giustificare l'esistenza di Forza Italia senza Berlusconi e, ai figli di Berlusconi, giustificare la necessità di continuare a finanziarla.
Personaggi in cerca di autore non hanno quindi spazio alcuno per distinguersi dagli alleati che si sono impossessati dei temi più mediatici (tasse, criminalità, immigrazione, follia verde) non lasciando a questi neppure, appunto, la primazia nel settore di sua competenza, davanti alla debordante personalità del capo del Governo che, a sua volta, è aiutata dagli oppositori che vedono in lei e altri nel centro destra i nemici da battere e da abbattere e ignorano quello con 2 piedi in 2 staffe, dando quindi maggior spazio ad altri e anche a Vannacci.
Potenza dell'odio che pervade la sinistra ed il miglior veicolo pubblicitario per le buone idee e persone di Destra.
Tajani quindi non ha visto altra opportunità che cercare di distinguersi e accaparrarsi i titoli sui giornali rilanciando un qualcosa che è stata appena bocciata dagli Italiani: la cittadinanza facile.
Ecco quindi che propone lo ius scholae, cioè la concessione della cittadinanza a chi, dopo aver completato con successo un intero ciclo di studi (dieci anni) lo ha superato.
E' uno dei tanti "ius" sui quali si sono sbizzarrite le menti cattocomuniste per crearsi una nuova base elettorale e, i preti come Zuppi, per sperare di avere nuovi "fedeli" non essendo affatto convincenti nella loro proposta spirituale.
Non sto qui a ricordare che, proprio nei giorni scorsi, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha promosso l'iniziativa del Presidente Trump di bloccare la concessione della cittadinanza per ius soli agli immigrati nati sul suolo statunitense.
Una decisione epocale, prodromica all'abbandono dello ius soli nella patria di tale forma di acquisizione della cittadinanza e che si è formata ed è cresciuta con lo ius soli, ma adesso ne è satura.
Sottolineo che, nell'epoca in cui promuovono quasi tutti, essere bocciato alla maturità vuol dire che, proprio, non ne ha azzeccata una: perchè allora dire che sarebbe "ingiusto" ?
Si parla di ius scholae perchè uno dovrebbe integrarsi nella nostra società attraverso il percorso scolastico, acquisendo quelle nozioni e quei costumi che fanno di un residente in Italia un Italiano e, proprio sul primo e fondamentale aspetto, la conoscenza della Lingua Italiana, si chiede di chiudere un occhio ?
E se passasse lo ius scholae cosa potrebbe accadere ?
Che dopo la Lingua, si chiuderebbe anche l'altro occhio e magari tutti i sensi sulla geografia, la storia, la musica, l'arte ?
E che cavolo di integrazione sarebbe se la promozione, quindi il completamento del ciclo dei dieci anni, avvenisse per pietà ?
E chi ci garantirebbe che una cosa del genere non avvenga comunque, viste le percentuali più che bulgare, direi cinesi, dei promossi in ogni classe di qualsiasi ordine e grado ?
Forse i miei "amici" dovrebbero trovare un diverso cavallo di battaglia per distinguersi e, magari, riuscirebbe anche ad ottenere qualche applauso dal Centro Destra e non solo gli insulti che da qualche giorno gli sono (meritatamente) riservati dagli utenti di X.



martedì 8 luglio 2025

Quando una tassa non è una rapina-
Nei giorni scorsi, i latrati cattocomunisti sono stati indirizzati anche verso un emendamento che avrebbe aumentato di UN euro i pedaggi autostradali al superamento dei MILLE chilometri di percorrenza.
Una inezia e, soprattutto, una impostazione di tassa a fronte della prestazione di un servizio che è forse l'unica accettabile nel fantasioso e variegato mondo delle vessazioni fiscali.
Zitti quando si è trattato di pagare tasse generiche, zitti quando, negli anni Settanta, tutti gli Italiani hanno pagato la demagogia del sindaco comunista di Bologna che regalava (con i soldi altrui) la gratuità dei mezzi pubblici, zitti quando si tratta di pagare il superbonus per pochi eletti, zitti quando si sperperavano i soldi di tutti per pagare gente giovane e sana perchè continuasse a restare sul divano, zitti quando tutti paghiamo le utenze dei morosi o gli incentivi alla dannosa follia verde sulla quale qualcuno ci starà lucrando a mani basse alla faccia nostra, zitti quando si tratta di accollarsi i costi di trasporto, vitto, alloggio, cure, istruzione di clandestini, ma scatenati quando si tratta di far pagare, a chi la utilizza, l'autostrada.
Perchè di questo si tratta, di far pagare l'uso di un bene o di un servizio a chi lo usa e non all'intera comunità.
E' esattamente quello che dovrebbe essere una tassazione corretta: non colpire i risparmi, i redditi, i patrimoni come usando una rete a strascico dove restano impigliati sia quelli che usano sistematicamente i servizi che i cittadini che di quei servizi non sanno cosa farne, ma far pagare il consumo, il costo di un bene o servizio a chi quel bene o servizio utilizza.
Se porto in lavanderia un vestito, pago, io, il costo di quel lavaggio, dall'acqua al detersivo, dall'energia per il funzionamento dei macchinari alla mano d'opera.
Il lavaggio del mio vestito non viene pagato spalmandone il costo su tutti quelli che abitano in una determinata via o quartiere ed è giusto che il mio beneficio lo paghi io.
E' un principio che si è perso nel momento in cui, dal 1962 in poi, con l'ingresso dei socialisti prima nella maggioranza e poi, 1964, al governo e, peggio ancora, nel 1970 con l'istituzione delle regioni e ancora nel 1975 con la tragica vittoria dei socialcomunisti nei maggiori comuni d'Italia, lo stato, il pubblico, è stato chiamato a sopperire in regime di concorrenza sleale al Libero Mercato, intervenendo per produrre bene e servizi, facendoli pagare meno, molto meno, del loro costo reale, incrementando gli stipendi pubblici senza che corrispondessero ad una reale produttività, accollandosi, per garantire la pace sociale, aziende fallite, decotte, improduttive.
Cominciare a pensare di far pagare il costo effettivo di un bene o di un servizio a chi lo utilizza, è un primo passo verso una società più sana ed una cittadinanza più responsabile.
Ritirare l'emendamento che proponeva tale risibile aumento, ci dice che la canea socialisteggiante è ancora viva anche se il partito socialista non esiste praticamente più e adesso, quelli che ci hanno portato al disastro economico (l'arco costituzionale degli anni Settanta e Ottanta) oggi si fanno chiamare pd e, purtroppo, sono ancora vivi a vegeti.
E continuano a fare danni, come la campagna contro l'aumento di UN euro per le percorrenze autostradali superiori a MILLE chilometri, da far pagare a chi quelle autostrade percorre e non a chi usa altri mezzi o resta a casa che, quindi, senza quell'emendamento, pagherà con la sua tassazione generica, perchè quelle autostrade dovranno comunque essere mantenute in efficienza e perchè ciò accada occorreranno materiali e mano d'opera, da pagare.


giovedì 3 luglio 2025

 Dallo scioglimento dei ghiacci a quello dei metalli-

Anche oggi i titoli dei quotidiani e le "informazioni" dei giornali radio sono banali e prevedibili, spesso con una involontaria patina di comicità.
Le solite veline dalle cancellerie sulla "gloriosa lotta" del popolo ucraino contro l' "invasore" russo, ampio spazio alle pretese di Zelensky come fossero il Vangelo, biasimo su Natanyahu che sta facendo il lavoro sporco anche nel nostro interesse ma non bisogna dirlo, Trump, il Grande Vecchio "che move il Sole e l'altre Stelle", il tifo che si divide sulle invasioni di campo di una magistratura che ha evidentemente perso la sua ragion d'essere per annegare la propria credibilità nell'ideologia, tante altre quisquilie impostate per fare propaganda e paginoni sul caldo.
Signori, d'estate fa caldo, è questa la novità.
Se l'inverno è finito, l'estate imperversa già.
E allora, neanche fossimo in un film come Dante's Peak con la lava che scioglie il metallo, ecco che un cedimento strutturale di un'insegna è imputato al caldo di questi giorni e, sa va sans dire, al cambiamento climatico.
La notizia è che qualcuno ci crede !
Ed è una notizia ferale, perchè se qualcuno crede allo scioglimento dei supporti pubblicitari a causa del caldo, come a Milano alle Generali, senza nemmeno porsi il dubbio di come facciano nell'Oman o in Arabia Saudita e di quale temperatura occorrerebbe raggiungere, vuol dire che non si ragiona più valutando i fatti e filtrandoli con la nostra esperienza e il nostro buon senso, ma semplicemente si crede a ciò che la nostra ideologia vuole che sia.
"Se ci fossi io ...".
Già, ma perchè ci sono "loro" e non "noi" ?
Chi critica dovrebbe provare a farsi eleggere e, una volta eletto, provare ad influire, così come chi vorrebbe sottrarre ai Bezos le loro ricchezze, dovrebbe prima provare a crearne altrettante.
Ci si accorgerebbe che non è facile, nè creare ricchezze in proprio, nè fare le scelte che possano aumentare il Benessere e la Sicurezza dei propri Elettori.
E allora ci si rifugia nelle banalità, nella propria nicchia di lettori disposti a credere che il caldo possa sciogliere il metallo di una insegna e ai propri elettori che vogliono credere che in Ungheria ci sia una dittatura, mentre Zelensky sarebbe un novello Enrico Toti che scaglia le stampelle contro il bieco invasore russo e gli assassini di Hamas sono i nuovi partigiani del Medio Oriente.
Meglio guardarsi la centesima replica del Tenente Colombo, visto che sull'Ispettore Derrick è scattato l'oblio, tanto per cambiare, ideologico e, purtroppo, non viene più trasmesso.
Copritevi bene, e un bel capeo in testa....

mercoledì 2 luglio 2025

 Condivido pienamente la rimozione del Generale Comandante della Scuola Sottufficiali Carabinieri di Firenze.

Davanti ai parenti e ai neo-marescialli, il generale ha affermato:
“Batman, Robin, Rambo… non ce ne frega niente. Bisogna fare le nostre cose. Quando arriverete al reparto, la prima cosa da fare è vedere dove si trova la palestra, il centro estetico, il distributore con la benzina più economica, l’agenzia di viaggi. Poi faremo le nostre cose, le faremo bene, faremo quello che è possibile. Ma la vita e la famiglia sovrastano, a ogni costo, qualunque procedura o indicazione.”
FOLLIA.
Essere Carabiniere oggi significa far parte di una delle forze armate più antiche e rispettate al mondo, con un ruolo che unisce compiti militari in scenari ad alto rischio a funzioni di pubblica sicurezza.
I Carabinieri svolgono attività fondamentali per lo Stato:
polizia giudiziaria,
ordine pubblico,
controllo del territorio,
interventi in situazioni di emergenza.
Il Carabiniere si addestra e viene pagato dai cittadini per svolgere con serietà e disciplina le sue primarie funzioni di sicurezza e giustizia. Non per cercare il centro estetico o l’agenzia di viaggi.
Non è solo Robin: è anche Batman.
E, quando serve, è persino Rambo.
Ma mai una caricatura.

Sto SEMPRE con le Forze dell'ORDINE!!!!