Il Popolo scelga la sua nazione
Il referendum in Crimea che legittima il ritorno di quella regione alla Russia alla quale fu sottratta da un dittatore ubriacone come Kruscev, riapre il discorso (mai accantonato) sull'autodeterminazione dei Popoli.
Una volta era l'Occidente a sostenere il diritto di ogni Popolo a scegliere, con il voto, dove stare, quale sistema adottare e da chi essere governato.
Anche se non sempre (ricordo la guerra civile americana che impedì agli stati del sud di costituirsi in Confederazione autonoma, ricordo i farseschi plebisciti per l'annessione al regno di Sardegna del Veneto e dell'Emilia, ricordo il referendum tra monarchia e repubblica del 1946) lo strumento del voto era la nota che distingueva una dittatura da una democrazia.
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica sembra che la tara del comunismo sia passata in Occidente, a molti governanti e organizzazioni sovranazionali di nominati che, senza mandato, non solo si arrogano il diritto di imporre i loro voleri ai Popoli Sovrani, ma decidono anche se, come, quando e chi votare.
Vediamo così le grandi difficoltà che abbiamo in Italia (e in tutta europa) nel far passare il principio che ogni rinuncia alla Sovranità, cominciando da quella di battere moneta, deve passare attraverso l'espressione del voto di chi quella Sovranità detiene: il Popolo.
E vediamo come un governo, il terzo consecutivo, che non ha la fiducia popolare derivante dalla vittoria in una elezione, si permetta di criticare la scelta della Crimea di sottoporre a referendum popolare se essere regione dell'Ucraina o della Russia.
E' la paura che porta Obama e la Merkel, Hollande e Renzi a dichiarare unilateralmente illegittimo un voto popolare, quello stesso voto che loro non consentono nei loro stati per decidere se restare nell'euro o se tornare alla lira.
Un voto al quale vogliono anche si presentino candidati solo quelli da loro prescelti e così assistiamo anche alla vergognosa gazzarra che vorrebbe impedire a Berlusconi di presentarsi al suo Popolo e al suo Popolo la possibilità di votarlo ancora una volta.
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