Il 28 ottobre
è una di quelle date che la storia ricorda, e lo faccio io che non sono Fascista ma un umile cattolico di centro destra.
Lo faccio per Provocazione ma anche come memento alla vicenda storica che viviamo oggi.
Particolarmente oggi, quando un governo di sinistra, a guida del diretto erede del partito comunista sta facendo strame di tutte le garanzie per il lavoro, unicamente per obbedire agli ordini del nuovo internazionalismo finanziario di cui la sinistra rappresenta la obbediente pedina.
E allora quest'anno il 28 ottobre torna utile per ricordare anche come tutte le leggi fondamentali di tutela del lavoro furono impiantate da quel "regime" così negletto.
E vale la pena ricordarlo agli internazionalisti socialcomunisti oggi ossequienti ascari dell'internazionalismo finanziario che, senza pudore, sta smantellando con una tempistica inaccettabile ogni tutela del lavoro.
Un po di storia, 28 Ottobre 1922.
Il 28 ottobre 1922, al termine di quella che sarebbe passata alla Storia come “la Marcia su Roma”, Benito Mussolini fu incaricato dal Re Vittorio Emanuele III di formare il nuovo governo.
Mussolini mantenne quell’incarico per quasi 21 anni, fino alle conseguenze del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943.
Il 28 ottobre è una data che viene da alcuni celebrata, nonostante non sia più festa nazionale.
E’ il destino delle festività di parte.
Sarà anche il destino del 25 aprile, altra festa celebrata solo da una parte degli Italiani.
Personalmente ritengo legittimo che ognuno celebri le ricorrenze che ritiene più affini ai propri sentimenti, ma la Festa Nazionale deve rappresentare un momento di unità … e sarà oggetto di un altro post.
In questa circostanza, alla distanza siderale di ben 90 anni da quel 28 ottobre, credo sia doverosa una riflessione su quello che fu il Fascismo per l’Italia.
E non possiamo fare alcuna seria riflessione se, preliminarmente, non consegniamo il Fascismo alla Storia, rinunciando ad ogni strumentalizzazione in funzione dell’attualità.
Che la data di conclusione dell’esperienza Fascista sia il settembre 1938 (inizio della legislazione c.d. “razziale”), il 10 giugno 1940 (entrata in guerra contro la Gran Bretagna e alleati della Germania), il 25 luglio 1943 (Gran Consiglio che sancisce la fine del Governo Mussolini), il 25 aprile 1945 (termine delle ostilità) o il 28 aprile 1945 (assassinio di Mussolini da parte di una banda partigiana a guerra finita) non ha grande importanza.
Quel che conta è che il Fascismo è un momento storico concluso e da contestualizzare,nel bene e nel male.
Sì, perché se del male c’è stato (ad esempio la guerra scioccamente combattuta assieme ai tedeschi, nostri nemici storici) è onesto ricordare il bene del Fascismo.
Contro il Fascismo sono stati scritti ponderosi tomi e spesi fiumi di parole.
Citando il Manzoni, con orgoglio, direi di me stesso che di mille voci al sonito, mista la sua non ha.
E francamente ritengo anche sciocco ripetere quel che altri, con più convinzione, hanno scritto e scrivono.
Lo scopo di questo post è ricordare e contestualizzare.
Il 19 marzo del 1919 nascono i “Fasci di Combattimento”.
E’ un’Italia che noi non possiamo neppure lontanamente immaginare.
Avevamo vinto la Grande Guerra, ricongiungendo all’Italia Trento e Trieste e solo più tardi Fiume e l’Istria.
Ma molti territori reclamati e che ci spettavano per diritto storico, come la Dalmazia, ci erano stati negati.
Come eravamo rimasti esclusi dalla spartizione delle colonie già appartenute alla Germania guglielmina.
La guerra aveva provocato molti morti e ci era costata anche economicamente.
I socialisti, che erano stati sin dall’inizio contrari all’ingresso in guerra, approfittavano delle difficoltà dell’Italia liberale per scatenare le masse dei più poveri, allettandoli con le abituali parole d’ordine dei demagoghi irresponsabili.
Due anni prima, il 7 novembre 1917 (quella rivoluzione fu chiamata “d’ottobre” in funzione del calendario ortodosso) un criminale come Lenin era riuscito a conquistare il potere in Russia, massacrando la dinastia regnante dei Romanov e tutti gli oppositori e proponendo la sua Russia come paradiso dei lavoratori.
I socialisti massimalisti e i comunisti (nati a Livorno nel 1921) pensavano di poter esportare la rivoluzione russa anche in Italia e in Occidente.
I reduci della Grande Guerra venivano sistematicamente isolati e anche malmenati.
Nel nome del socialismo e del comunismo venivano commesse violenze sulle proprietà e sulle persone.
Il governo liberale non riusciva a controllare la situazione.
Tutto questo si aggiungeva alle ancora profonde differenze tra le varie regioni italiane e che 60 anni di Unità non erano riuscite ad eliminare.
In questo quadro è naturale la reazione di chi è aggredito.
Proprietari terrieri, industriali e reduci.
Ma anche intellettuali e nazionalisti che vedevano esplodere l’Italia nel momento in cui si sarebbe dovuto fare fronte per capitalizzare la vittoria bellica.
Alla violenza si cominciò a rispondere con altrettanta violenza.
Per arrivare al 28 ottobre 1922.
Elezioni regolari prima e “pilotate” poi diedero la maggioranza parlamentare al Governo di Mussolini.
Praticamente nel giro di due anni Mussolini divenne il Duce.
L’Italia e la massima parte degli Italiani erano con lui.
Perché ?
Perché aveva dato agli Italiani quel che desideravano: la sicurezza.
Allora Libertà e Democrazia non erano Valori imprescindibili, anche perché gran parte della popolazione non poteva goderseli, essendo alle prese con problemi molto più materiali e immediati.
E fu proprio a quei bisogni che il Fascismo seppe dare una risposta adeguata.
La fondazione di ancora oggi importanti istituti nazionali: dall’INAIL all’INPS (con l’istituzione della “liquidazione”), l’IMI, l’ANAS (con tutti i lavori pubblici realizzati per rendere l’Italia un paese dalle moderne vie di comunicazione), l’ IRI.
E ancora opere di bonifica e di urbanistica cittadina, che hanno reso salubri zone fino ad allora malsane e hanno creato le moderne infrastrutture cittadine.
La politica per la famiglia e la maternità.
Le prime leggi sul lavoro:
il r.d. 15/3/1923 nr.692 e 1955 sull’orario di lavoro
il riposo domenicale e settimanale della L. 22/2/1934 n. 370 (ancora in vigore pur con gli aggiornamenti del caso) .
Il decreto entrato in vigore l’1/1/1934 sulle malattie professionali, progenitore del famoso D.Lgs. 626/94.
La scuola media obbligatoria : un progetto riuscitissimo per quanto ardito di riforma dell’intero ordine scolastico che nonostante una malandatissima scuola pubblica, devastata da cinquant’anni di ministri democristiani e da sei anni di ministri comunisti, ha retto fino ad ora, quando, proprio con il Governo Berlusconi, si è finalmente attuata la prima organica riforma scolastica dopo 80 anni.
Le colonie estive.
La modernizzazione dell'agricoltura.
E cosa dire di quel mirabile esempio di saggezza giuridica e modernità che furono e sono i codici civile e penale ? Per quanto siano stati manipolati, ancora oggi formano l’essenza del nostro diritto a riprova della grande saggezza con la quale sono stati impostati, tanto da poter assorbire modifiche, integrazioni, cancellazioni sapendo comunque dare una risposta teoricamente corretta alle esigenze di giustizia dei cittadini.
Un corpus iuris che, anche in questo caso, ha dovuto attendere il Governo Berlusconi per avere organiche riforme nel diritto societario, nel diritto fallimentare, nell’ordinamento giudiziario.
Ma il più grande merito del Fascismo è stato sicuramente quello di prendere una terra divisa in campanili e in tante genti e farne un Popolo, una Nazione.
Perché se nel 1861 “l’Italia è fatta, ora facciamo gli Italiani”, questa impresa ancora non era stata compiuta.
Il senso di appartenenza che il Fascismo è riuscito a dare al nostro Popolo ci ha consentito di diventare una Nazione del XX secolo.
Di aspirare legittimamente ad occupare quel posto che la nostra Storia, la nostra Civiltà, la nostra Arte, la nostra Cultura dicono prepotentemente che è nostro, perché la Civiltà Occidentale non può prescindere dalle fondamenta e dal contributo dell’ Italia e degli Italiani.
Il Fascismo fu anche questo ed è opportuno ricordarlo, nel momento in cui i decenni che ci separano a quel 28 ottobre 1922 ci suggeriscono di consegnarlo definitivamente alla Storia, per considerare con obiettività e distacco la sua incidenza nella vita dell’Italia e degli Italiani, valutandone sia gli aspetti negativi, che quelli (che pure esistono !) positivi
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