I comunisti hanno vinto tutte le città.
Così, adesso, anche i trevigiani, i viterbesi, i bresciani, per non parlare dei romani che già ben dovrebbero saperlo, si godranno le amministrazioni politicamente corrette della sinistra, con la loro accoglienza agli immigrati, le liturgie talebane dei sacerdoti del "politicamente corretto", i festival degli omosessuali, le piazze ridotte a bivacco di sfaccendati e mantenuti.
Ma non è colpa di chi ha votato i nuovi sindaci, perchè a sinistra voterebbero chiunque e se il Partito dicesse loro che il piatto più prelibato delle loro feste dell'Unità è composto da sterco, ne decanterebbero le qualità e gli aromi, del resto non può meravigliare visto che oltre "bella ciao" non arrivano.
No, la colpa è di quel 50% e più di astenuti, prevalentemente di Centro Destra, che credono, delusi dalle scelte di chi ci rappresenta, che rifluire nei fatti propri sia la scelta migliore.
Sbagliano perchè se non ci facciamo i fatti di tutti, anche turandoci il naso, anche se solo una minima parte di quel che vorremmo viene realizzato o anche se l'unico ritorno fosse l'impedire al prossimo di imporre le sue leggi, ci sarà sempre qualcuno che si farà i fatti nostri e ci chiederà l'obolo (cioè le tasse) per gozzovigliare senza lavorare, con tutte le sue clientele e con i nostri soldi estorti con le tasse.
Che sia di lezione per il futuro e per allontanare ogni velleità di astensionismo.
Rimane, ancora una volta, solo Berlusconi tra noi e la dissoluzione dell'Italia e, forse, sarebbe da riflettere se non conviene, in questa situazione, spingere l'Italia nel baratro, votando Grillo, piuttosto che astenersi, provocando l'accelerazione del fallimento e quindi un nuovo inizio, magari con una nuova forma di stato e, perchè no, con una pluralità di stati al posto dell'Italia attuale.
Adesso si torna ai fatti concreti: o l'imu viene abolita, oppure qualunque altra soluzione (rimodulazione, in base al reddito, al catasto, a nuove rendite, con la tares etc.) sarebbe motivo necessario e sufficiente per uscire dal governo e, con una mobilitazione generale e permanente, obbligare ad elezioni anticipate che rappresenterebbero una ordalia finale.
Costi quel che costi.
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