domenica 2 giugno 2013

Liberare i partiti dalla sudditanza allo stato
Nonostante ben più importanti questioni, il governo Letta ha presentato un disegno di legge sul finanziamento pubblico dei partiti, millantandone l'abolizione graduale.
A raglio i quotidiani allineati lo hanno seguito, facendo "sì" con la testolina come i cani di stoffa che una volta venivano posti sul lunotto posteriore delle automobili.
La gradualità sarebbe una scelta logica e di buon senso (come sempre quando si cambia un sistema) , ma a non essere colto è il traguardo finale.
Abolizione del finanziamento pubblico significa che lo stato non deve più versare una sola lira ai partiti.
Letta, invece, accolla allo stato i costi per una sede in ogni provincia, per le comparsate televisive, per le utenze delle sedi, per le spese di spedizione della propaganda.
Come se non bastasse istituisce il 2 per mille a favore dei partiti che, ancora una volta, di suo non sarebbe sbagliato, ma che invece rappresenta un ulteriore costo per lo stato perchè:
- è sottratto alle tasse che comunque il cittadino paga e non rappresenta un due per mille in più, volontario, che viene destinato al partito preferito;
- se uno non indica preferenze, il suo due per mille viene ugualmente ripartito tra i partiti.
Non è così che si abolisce il finanziamento pubblico ai partiti.
E' inoltre opportuno sottolineare che quello licenziato dal consiglio dei ministri è solo un disegno di legge che dovrà fare il suo percorso in parlamento dove i partiti dovranno decidere, con emendamenti e votazioni, se a loro sta bene.
E' come chiedere all'oste di fare lui, senza contraddittorio, il prezzo del suo vino.
Ridicola la opposizione di alcuni esponenti di partito, anche del PdL che, invece di contestare l'interferenza statalista su un soggetto privato (con la richiesta di pubblicità di conti e statuti) lamentano il taglio del finanziamento.
Personalmente credo che, come per i fondi per lo "spettacolo" e per l'editoria, per la "cooperazione" internazionale e per le miriadi di "piccole" spese che svenano lo stato per interessi privati di lobbies varie, anche i partiti non debbano ricevere neanche una lira dal pubblico, nè devono essere soggetti ad alcun controllo pubblico, per garantirne indipendenza e assoluta libertà di azione e di opinione.
I partiti (come i sindacati, del resto) devono finanziarsi esclusivamente con i contributi delle tessere e con le elargizioni di singoli o gruppi di sostenitori.
Così, quando un governo unico (e mi auguro ultimo) nel suo genere che vede Centro Destra e comunisti assieme avrebbe la possibilità di regalare agli Italiani riforme epocali, Letta preferisce saltellare da un problema all'altro senza risolverlo, tirando a campare.
A questo punto ci sono solo due provvedimenti che Letta deve prendere:
- abolire l'imu
- sospendere l'aumento dell'iva previsto per luglio
e tornare al voto ad ottobre.

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